Recensione: Vertuhn

“The Cult is Alive“, ‘il culto è vivo’, dicevano i Darkthrone una ventina di anni fa per far nuovamente sentire la loro presenza. Per la one man band Dramanduhr, creazione del musicista siciliano Stefano Eliamo, un’affermazione simile non assume un significato simbolico: si tratta di un semplice dato di fatto. “Vertuhn“, seconda parte di un rito di evocazione iniziato nel 2022 con la pubblicazione del primo album “Tramohr“, rassicura tutti i fan sull’ottimo stato di salute del culto dedicato a Dramanduhr. In un’intervista rilasciata a TrueMetal dall’artista abbiamo letto una descrizione di questa entità sospesa a metà tra l’Olimpo e l’universo lovecraftiano. Dramanduhr è una figura immaginaria legata ai vulcani e agli spazi siderali che, seguendo l’esempio delle Muse della classicità greca, si impossessa della mente dell’artista per trasformarlo nel suo profeta o, per rimanere in tema, in una vera e propria cassa di risonanza. Il musicista ha il compito di diffondere il liberatorio messaggio di questo demone dando sfogo al lato più istintuale dell’essere umano, obbedendo così all’attrazione esercitata dall’universale binomio ‘amor e morte’.
Lo stile musicale scelto per accompagnare questa seconda cerimonia, come è giusto che sia, può essere incluso nel variegato sottobosco del Black Metal, genere che negli ultimi trent’anni ha dimostrato di essere estremamente malleabile. Possiamo mettere sul tavolo parole come Avantgarde, Folk, Prog; Dramanduhr raccoglie tutte queste influenze per consegnare all’ascoltatore una declinazione del Black Metal molto personale e innovativa. “Vertuhn” riduce all’osso l’uso di vocalità estreme per prediligere un cantato baritonale pulito, affiancando una pletora di suoni acustici, tribali ed elettronici alle più feroci e ‘tradizionali’ parti musicali in up-tempo. L’elemento che maggiormente sancisce l’inusualità della proposta è senza dubbio la lingua usata dall’artista. I testi sono scritti in dahrmonium, un linguaggio glossolalico di pura invenzione che, con la sua musicalità derivata da una mescolanza di sillabe e suoni tipicamente mediterranei, alimenta il misticismo e la solennità dell’opera.

In “Vertuhn” le caratteristiche salienti dell’album di debutto di Dramanduhr, il succitato “Tramohr“, vengono rielaborate in una veste più matura e rifinita. L’artwork della copertina e la produzione musicale rivelano una cura maggiore e un approccio ancora più professionale al prodotto artistico, restituendo a tutti gli effetti l’idea di un culto che non è solo vivo e vegeto, ma in piena fase di sviluppo e di crescita. Anche il songwriting si è fatto più consapevole: in “Tramohr” il compito di alleggerire temporaneamente la tensione veniva affidato quasi esclusivamente al brano “Tàh Loh Rehn Kilt”, piazzato con saggezza a metà della tracklist per offrire una parentesi romantica e vagamente malinconica in un tripudio di passionalità. Nel nuovo album i momenti riflessivi e ‘delicati’, se così si può dire, vengono intessuti nelle trame di molte tracce, garantendo un’esperienza di ascolto varia e stimolante. “Deh Rundertax” è l’unico pezzo di “Vertuhn” che, preso nella sua interezza, in qualche modo racconta il passato e il presente ‘non Metal’ del cantautore siciliano. La canzone risulta essere addirittura solare e, perché no, sorprendentemente ballabile, nonostante la presenza di parti strumentali movimentate e un paio di ruggiti in growl; la melodia centrale su cui si poggia il brano è la classica successione di note che si stampa in testa per non andarsene più, rendendo ancora più stridente ed efficace il contrasto con la successiva e impetuosa “Dertèh Marlàhk”. Tirando le somme, “Vertuhn” rappresenta un ulteriore passo in avanti nell’inconsueto percorso intrapreso da Stefano Eliamo nella sconfinata galassia del Metal. Chi aveva apprezzato l’unicità del materiale grezzo e primordiale alla base di “Tramohr” promuoverà “Vertuhn” senza particolari riserve. Chi invece non ha ancora avuto modo di conoscere il mondo di Dramanduhr può cogliere l’opportunità di avvicinarsi ad un prodotto insolito e audace. Talvolta alcuni appassionati si lamentano dell’apparente stagnazione della ‘nostra’ scena musicale: Dramanduhr è pronto a smentirli…buon ascolto!
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