Doom

Intervista Leta (Gabriele Tarantino)

Di Matteo Pedretti - 12 Febbraio 2022 - 17:30
Intervista Leta (Gabriele Tarantino)

Intervista a cura di Matteo Pedretti

I Leta sono una Doom band salentina che, formatasi nel 2016, a fine 2021 ha rilasciato il debut autoprodotto “Condemned to Flames” (qui la recensione). In questa intervista il bassista Gabriele Tarantino ci parla della storia del gruppo, dell’album fresco di stampa e dei progetti futuri. Buona lettura…

Ciao Gabriele, sono Matteo di TrueMetal, piacere di conoscerti. Innanzitutto ti ringrazio per la disponibilità a rilasciare questa intervista. I Leta si sono formati nel 2016, ma siete arrivati alla pubblicazione del vostro debut album solo alla fine del 2021. Ci racconti le tappe salienti della storia del gruppo? Quali sono state le principali soddisfazioni e difficoltà che avete incontrato lungo il vostro percorso di band?

Innanzitutto vorrei ringraziare te e gli amici di TrueMetal per lo spazio concessoci. Con Ilario e Damiano ci siamo incontrati per la prima volta nel settembre del 2016 (ci conoscevamo già da prima, concerti e bevute condivise) e da lì incominciano a prendere forma i primi pezzi iniziando a provare regolarmente.

Qualche mese dopo si unì a noi Lorenzo Latino (Speadfreak) e con lui abbiamo suonato al Rock Pride Fest con i Fingernails come headliner, organizzato dall’amico Carlo Rizzello degli Essenza, che fu quindi il nostro primo concerto. In seguito Lorenzo è costretto a lasciare la band quindi in trio registriamo un brano per la compilation del Km97, e successivamente entra in formazione Giacomo e cominciamo a fare i primi live in zona, e nel 2019 cominciamo le registrazioni del nostro primo album. Tra le soddisfazioni c’è l’aver condiviso il palco con tante band di amici e la maggior difficoltà sta nel fatto che non ci sono spazi dove potersi esibire.

Tutti i componenti dei Leta militano in altri gruppi con estrazioni stilistiche anche piuttosto diverse: tu negli Homo Erectus (con i fratelli Cardellino de l’Impero delle Ombre), Damiano con i Ghost of Mary, Giacomo con Macaria e Serial Vice e Ilario con Hopesend e Muffx (oltre ad avere un passato in formazioni di primo piano del Doom italiano come Witchfield e Impero delle Ombre). Quanto e come queste esperienze hanno contribuito a definire il sound dei Leta?

Ognuno ha il proprio background musicale diverso, ma abbiamo trovato un punto in comune sulle sonorità Doom, comunque nella stesura dei brani ognuno porta del suo molto liberamente, la nostra fase creativa segue un processo molto naturale, e questo caratterizza il nostro sound.

Le sonorità di “Condemned to Flames” sono prevalentemente orientate al Doom tradizionale. Tuttavia i vostri brani non mancano di mostrare altri riferimenti. “Reality” ha una lunga sezione psichedelica, nei riff di “Condemned to Flames” ho trovato vibrazioni Blues, gli assoli di chitarra che chiudono “Liquid Specter” hanno un sapore molto Prog e in vari brani emergono sonorità Settantiane. Vi ritrovate in questa lettura dei vostri pezzi? E come si sviluppa il processo compositivo dei Leta?

Si è vero, come già detto mescoliamo le nostre varie influenze e sensazioni su quello che vogliamo creare, il processo creativo molto spesso parte da idee individuali e poi in sala prove si sviluppa man mano suonando insieme. Inoltre nel disco ci siamo avvalsi della partecipazione di diversi musicisti ospiti accuratamente scelti, che hanno dato un importante contributo al nostro lavoro.

Come scrivevo nella recensione di “Condemned to Flames” pubblicata su TrueMetal, la vostra proposta mi è sembrata essere “senza tempo”: un approccio al Doom certamente non attuale (considerando le più diffuse contaminazioni Stoner e Sludge degli ultimi anni), ma nemmeno mai davvero sorpassato. È solo una mia impressione oppure volevate effettivamente andare in questa direzione? E quali sono le band da cui traete maggior ispirazione?

Proprio quel passaggio della recensione ci è molto piaciuto, credo anch’io che il disco come dici tu, si collochi in un “luogo senza tempo”. Non ci siamo mai posti di creare nulla di studiato o prestabilito, le cose hanno sempre preso una direzione abbastanza naturale infatti in quello che suoniamo si sentono le nostre influenze e i nostri gusti che vanno liberamente dal Doom classico al rock degli anni 70, dalla NWOBHM al prog psichedelico e quant’altro. Sarebbero davvero troppi i nomi da fare, non possiamo non citare i Black Sabbath, ma anche Pentagram, Cathedral, Candlemass come anche Hendrix, The Doors, Led Zeppelin, Pink Floyd… veramente potrei non finire mai.

L’horror e l’esoterismo sono da sempre temi cari al Doom e a livello lirico anche la vostra proposta sembra andare in questa direzione: i vostri testi si rifanno a un immaginario orrorifico, così come alla leggenda salentina di Leta, da cui trae origine il vostro moniker. In Italia possiamo vantare una tradizione significativa in ambito di Doom oscuro e arcano, che l’intero panorama underground internazionale ci riconosce  e che va, solo per citare alcuni nomi (ma la lista potrebbe essere davvero lunga), da Paul Chain ai Black Hole, passando per The Black e Abysmal Grief. Ritenete esista una relazione tra la nostra cultura e la nostra storia e il modo molto personale in cui molte band italiane approcciano il Doom?

Si, credo che l’Italia sia un paese con una forte componente esoterica infatti nella nostra storia ci sono un sacco di tracce nelle tradizioni e nel folklore del nostro paese. Di esempi possiamo citarne davvero molti, dalla letteratura al cinema, fino ad arrivare alla musica, tutti artisti che hanno tratto ispirazione per le proprie creazioni attingendo a tutto questo immaginario horror nostrano.

Nella mia zona, Milano e dintorni, tra l’estate e l’autunno sono finalmente riuscito a vedere qualche concerto, ma con la nuova recrudescenza della pandemia si è tornati a uno stallo pressoché totale dei live. Voi a inizio gennaio avreste dovuto partecipare allo Stones of Doom Fest di Matera, in compagnia di Doomraiser, Godwatt e El Rojo, ma l’evento è stato posticipato. Questa situazione rappresenta una grave limitazione per una band, tanto più se – come nel vostro caso – ha un album di debutto da portate in giro per farsi conoscere. Come musicisti come state vivendo questo momento? Riuscite ad utilizzare altri canali promozionali?

La situazione attuale con le varie restrizioni ha da sempre rappresentato un problema per noi (e non solo ovviamente) infatti il disco era chiuso nel cassetto da quasi due anni, e vedersi posticipare o annullare delle date con il disco in uscita non è per niente simpatico. Come musicisti continuiamo a incontrarci in sala prove per creare materiale nuovo, ma ci manca il poter suonare dal vivo che secondo noi è fondamentale. Al momento stiamo lavorando anche per portare il nostro disco sulle piattaforme digitali, cosa alquanto ostica per noi alla vecchia, che viviamo l’underground molto fisicamente, e quindi ci siamo preoccupati prima di fare uscire il disco in copia fisica.

Cosa possiamo aspettarci dai Leta nel breve/medio termine? Quali sono i vostri programmi per il futuro?

Innanzitutto vorremmo fare un videoclip del nostro prossimo singolo, inoltre stiamo già da tempo lavorando a nuovi pezzi, ma soprattutto speriamo di tornare live il prima possibile.

Ciao Gabriele. Ti ringrazio per il tempo dedicatoci e complimenti per “Condemned to Flames”.

Grazie a TrueMetal e a te Matteo, e grazie anche a chi ci ha seguiti e supportati fino ad ora.