Hard Rock

Live Report: Eclipse @ Legend, Milano 27/10/2019

Di Carlo Passa - 2 Novembre 2019 - 7:58
Live Report: Eclipse @ Legend, Milano 27/10/2019

Aspettavamo da più di due anni il ritorno degli Eclipse sulle assi di un palco italiano. Tanto è passato dalla primavera del 2017, quando la band svedese illuminò quella che fu la quarta edizione del compianto Frontiers Rock Festival (la cui cancellazione è un vergognoso stigma sul panorama concertistico nazionale).
Forti della recente uscita di un ennesimo eccellente album come Paradigm, gli Eclipse riempiono gran parte degli spazi del Legend Club, in una domenica sera di fine ottobre che ancora resiste ai primi veri freddi dell’inverno che (forse) verrà. Il pubblico si intrattiene fuori dal locale, entra sornione o si affretta alle primissime file, quando i danesi Junkyard Drive attaccano con il loro rock stradaiolo a cavallo tra gli anni settanta e reminiscenze dei primi anni novanta, quando l’ibridarsi con la flanella a scacchi portò alla nascita del grunge.
Non conoscevo i due dischi dei Junkyard Drive e, in vero, non mi aspettavo molto. Ho dovuto parzialmente ricredermi: se la proposta non è davvero niente d’innovativo (ma neppure vuole esserlo) e la scrittura è poco più che discreta, la presenza sul palco è di sostanza e l’esibizione scalda a sufficienza il pubblico. Sugli scudi è particolarmente il cantante, che sfodera una buona, sfrenata prestazione, benché la sua voce paia prestarsi più a una band heavy-power metal che non al grezzo hard rock dei Junkyard Drive. Insomma, un buon antipasto.
Alle 21:15, ecco il piatto forte. Anticipati da un medley registrato di grandi pezzi del passato, gli Eclipse aprono il concerto con la prima canzone di Paradigm, quella Viva La Victoria che sembra scritta per diventare uno degli inni classici della band. I suoni paiono da subito buoni, nonostante che la mia posizione, quasi sul palco ma estremamente defilata sulla destra proprio davanti al bassista, favorisca eccessivamente il volume del basso e della batteria. Comunque, c’è di che divertirsi: Mary Leigh e la bellissima Blood Wants Blood sono lì a ribadire la grande qualità di Paradigm. Il pubblico interagisce appieno con un adrenalinico Erik Mårtensson, che non smetterà di sorridere per l’intera serata, denotando un minimo calo vocale solo negli ultimissimi pezzi della scaletta.
Al basso, come noto, non c’è più Magnus Ulfstedt, ma il nuovo entrato Victor Crusner (fratello del batterista Philip), che al Legend suona il suo quarto concerto con la band. Pur somigliando più a un ingegnere informatico che non a un rocker, Victor si muove bene sul palco e si vede che si diverte un mondo con questo nuovo giocattolo che si è ritrovato tra le mani.
The Storm e Vertigo riportano rispettivamente ad Armageddonize e Monumentum, mantenendo alta l’attenzione e il divertimento del pubblico, mentre il nuovo singolo The Masquerade è già un piccolo classico. Si rallenta con la bella Shelter Me, ballata semi-elettrica nel solco della tradizione degli Eclipse. Ed ecco l’attesa United, vero nuovo inno scritto dagli svedesi: il pubblico risponde alla grande alla carica di Erik e si fa una cosa sola con la band.
I suoni del bravo Magnus Henriksson restano un po’ sacrificati e non godo appieno dei dettagli del suo tocco, che sa far sentire la propria presenza pur nella discretezza degli arrangiamenti. Chi, invece, non può passare proprio inosservato è Philip Crusner, che si muove come il batterista di una band heavy metal e a tratti pare ingabbiato nei ritmi dell’hard rock degli Eclipse. Si sfoga in un assolo non particolarmente originale, ma piacevole.
A far da contraltare alla roboante performance di Philip è l’esecuzione (“for the first time”) di Take Me Home in una versione acustica che stravolge l’arrangiamento che compare su Paradigm, decisamente “pieno” e pomposo. Il risultato è splendido, con un Erik Mårtensson caldissimo, che ben sa mascherare le stanchezze di fine concerto, grazie soprattutto alla linea melodica di questo pezzo, che speriamo di riascoltare spesso nelle scalette degli Eclipse.
Ma è tempo dei classici: di Battlegrounds Erik racconta al pubblico che fu il risultato di una giornata passata in studio di registrazione che era parsa del tutto improduttiva. E che risultato. E così via, passando per la dura Black Rain, l’anthemica Stand On Your Feet e una sempre efficace Runaways.
Usuale uscita e rientro della band con gran finale dedicato all’accoppiata I Don’t Wanna Say I’m Sorry e Never Look Back. Erik ringrazia il pubblico senza scadere nelle banalità e, anzi, concedendosi a una riflessione sull’importanza del supporto che i rocker forniscono a band non (ancora) grandi come gli Eclipse, a ribadire l’inestricabile e affascinante rapporto che lega musicisti e appassionati nell’ambiente del nostro amato genere.
Il pubblico scema lentamente, commenta soddisfatto, sente finalmente il primo freddo autunnale, mentre si chiude il chiodo sul petto scorrendo a fianco del tour bus posteggiato su Viale Rubicone. Qualcuno beve una birra, in attesa che la band si conceda ad autografi, foto e chiacchiere. Ah, se il mondo fosse un concerto rock!

Setlist:
Viva La Victoria
Mary Leigh
Blood Wants Blood
The Storm
Vertigo
The Masquerade
Jaded
Shelter Me
United
The Downfall of Eden
When the Winter Ends
Drum Solo
Take me Home
Battlegrounds
Black Rain
Blood Enemies
Stand On Your Feet
Runaways 

Encore:
I Don’t Wanna Say I’m Sorry
Never Look Back