Recensione: 26 East: Volume 2

Di Francesco Maraglino - 15 Giugno 2021 - 19:59
26 East: Volume 2
Etichetta: Frontiers Music
Genere: AOR 
Anno: 2021
Nazione:
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82

Nel 2020 Dennis DeYoung, cantante e tastierista, uno dei membri fondatori dei celeberrimi pomp-rockers statunitense Styx, ha pubblicato il primo volume di “26 East”, il proprio testamento artistico e musicale con il quale il musicista ha progettato di concludere la propria carriera, perlomeno sul fronte degli inediti discografici.
Il primo volume ha certamente soddisfatto i fans del musicista e degli Styx. In esso, DeYoung ha rifatto mirabilmente il verso a se stesso, ripercorrendo sia il mood più teatrale e carico di grandeur che ha contraddistinto la sua ispirazione da sempre, che l’umore stilistico delle sue ballate più mielose. E senza trascurare scampoli di energico rock da stadio.

“26 East: Volume 2”, uscito in questi giorni, completa l’opera lanciata l’anno scorso, tenendo saldo il timone sulla rotta tracciata dal primo capitolo.

Quell’irresistibile atmosfera da musical tipica dello stile di DeYoung incornicia l’album con la prima e l’ultima canzone del lotto: parliamo di Hello Goodbye, che apre l’album con la sua aria da commedia musicale festosa e che rende omaggio agli adorati Beatles fin dal titolo e dal testo, e di Grand Finale, recupero dal mitologico “The Grand Illusion”, che lo chiude col suo tono grandioso.
Sempre nella stessa forma espressiva si distinguono anche canzoni come St. Quarantine (ancona con atmosfere da musical) e Little Did We Know (teatrale pomp-prog).

Nel purissimo stile Styx si snoda e si mette in luce un rosario di brani come There’s No Turning Back Time (col suo inizio incentrato su chitarra e voce e con i suoi accenti da ballata intensa ed emotiva, e la sua successiva  evoluzione in chiave di entusiasmante prog-pomp), la bellissima e coinvolgente Proof Of Heaven (articolata ballata pomp già ascoltata in un disco del co-autore Jim Peterik, il mastermind dei Pride of Lions ed ex Survivor che ha tanto contribuito a questo doppio commiato di DeYoung).

Anche Made For Each Other si colloca sul percorso artistico della precedente, mentre The Isle Of Misanthrope è invece una ballata pianistica melodrammatica, teatrale e carica di pathos che esplode in pomp-prog dai connotati più decisamente hard.

Non mancano gli slow veri e propri, naturalmente: Always Time è, infatti, una ballad incantata e dall’atmosfera sentimentale che esibisce pure inconsueti lontani echi pinkfloydiani e dei Beatles più psichedelici. Your Saving Grace, invece, è una canzone pianistica di grande livello, stilisticamente collocata tra Styx e Queen.

Al tono romantico di queste ultime canzoni, si contrappone altrove l’energia del rock pesante di Land Of The Living (grintoso hard rock melodico con chitarre belle toste) e della potente The Last Guitar Hero, che vede come ospite addirittura Tom Morello (Rage Against The Machine, Audioslave), chitarrista il cui nome avremmo pensato con difficoltà affiancato al ben più melodico e tradizionale Dennis DeYoung.

“26 East: Volume 2”, insomma, al pari del primo volume, è un magnifico commiato alla musica registrata per l’artista statunitense, con i suoi rimandi agli Styx, la sua immensa classe negli arrangiamenti, il suo vigore esecutivo, l’alta ispirazione della composizione.
Dennis si congeda dal suo pubblico proponendogli, ancora una volta, tanta grande musica. Peccato solo che questa sia l’ultima volta.

Francesco Maraglino

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