Recensione: Abyss Ruins

Di Stefano Usardi - 26 Febbraio 2021 - 8:30
Abyss Ruins
Band: In My Ashes
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Heavy  Thrash 
Anno: 2020
Nazione:
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70

 

Gli In My Ashes nascono nel 2015 e, dopo il debutto del 2018, pubblicano alla fine del 2020 questo EP, “Abyss Ruins”. Il genere proposto sfrutta come base di partenza una matrice ibrida tra heavy e thrash metal dai ritmi mai troppo frenetici, per poi screziarla con differenti sfumature prese da altri sottogeneri come death melodico e black, fino ad interessantissime derive più pacate e contemplative  che, a mio avviso, potrebbero risultare l’arma in più degli In My Ashes. Si veda in questo senso “Dusk”, forse la mia preferita dell’EP, che dopo un attacco arcigno e quadrato si distende in una lunga digressione dall’intenso retrogusto crepuscolare che, seppur con variazioni di tono e qualche breve impennata, occupa tutta la seconda parte della traccia e le dona un calore che oserei definire malinconico.

Le cinque tracce che compongono “Abyss Ruins” si mantengono su minutaggi abbastanza corposi, ma le capacità di scrittura della compagine abruzzese le permettono di evitare problemi di prolissità e donano al tutto un piglio deciso e perentorio. La base strumentale su cui il gruppo si muove si dimostra solida e bilanciata, e ciò, unito a cambi di tono e ritmo piazzati nei punti giusti, caratterizza le tracce di una consistenza di tutto rispetto e una bella dinamicità di fondo, mettendo in mostra anche un’ottima fluidità nelle transizioni tra le parti più frenetiche e quelle più minacciose. Purtroppo, però, il risultato finale viene penalizzato da qualche piccola pecca nel reparto vocale. Se, infatti, le harsh vocals di Michele trasmettono una dose di cattiveria più che accettabile, nonché perfettamente in linea con la base strumentale su cui si distendono, il comparto di voce pulita (un esempio su tutti, i toni alti nella parte centrale della conclusiva “The Memory Burden”) mi ha lasciato perplesso in un paio di occasioni, risultando non sempre all’altezza.

Nonostante questa piccola nota dolente, mi sento comunque di considerare “Abyss Ruins” un ottimo punto di partenza per gli aquilani In My Ashes che, limate un paio di spigolosità, potranno sicuramente dire la loro grazie a una proposta variegata, decisa e personale e un ottimo gusto per le contaminazioni. Avanti così.

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