Recensione: Ànv

Di Luca Montini - 2 Maggio 2025 - 0:00
Ànv
Band: Eluveitie
Etichetta: Nuclear Blast
Genere: Folk - Viking 
Anno: 2025
Nazione:
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78

C’era grande attesa per il ritorno degli svizzeri Eluveitie, a sei anni da un disco di rilancio come il superlativo Ategnatos (2019). Un’attesa mitigata, ma per certi versi anche alimentata, da due ottimi singoli usciti nel 2022: “Exile of the Gods” e “Aidus”, che al netto di alcuni cambiamenti in lineup avvenuti in questo periodo palesavano l’ottimo stato di forma della band.

Presentato da un artwork curatissimo, Ànv (leggasi: “Anu”) è il titolo scelto per l’album: si tratta del nome di una divinità celtica legata al concept del disco, ispirato da un antico manoscritto teleologico degli antichi galli che narra la fine del mondo, che avverrà attraverso un’apocalisse tra fenomeni quali il riscaldamento del clima, incendi, inondazioni, maltempo sferzante… eventi che ricordano le nefaste contingenze del nostro tempo. Ma come avviene in ogni culto antico, intriso nel mito dell’eterno ritorno, la fine è soltanto un passaggio che prelude alla palingenesi: la fine è solo il momento purificatore che precede un nuovo inizio.

Un cambiamento che riguarda anche il songwriting: Ànv è un disco copatto, denso, con una decina di brani effettivi escluse intro e intermezzo che non raggiunge complessivamente i quarantadue minuti, riuscendo comunque a mostrare tutti gli stilemi ai quali ci hanno abituati gli Eluveitie. Una scelta simile a quanto visto di recente con l’ultimo disco degli Epica, Aspiral (2025), a mio avviso in linea con le esigenze di ascolto attuali, ma anche testimonianza di una volontà ponderata di offrire un prodotto equilibrato. La band conferma il suo marchio di fabbrica fatto di death metal melodico arricchito dal folk celtico, in un continuo chiaroscuro tra il growl del mastermind Chrigel Glanzmann e la solita prova sopra le righe di Fabienne Erni: davvero emozionante la titletrack “Ànv” cantata in antico gallico che ci trasporta in uno spazio sospeso e senza tempo. Non mancano i momenti più spinti come la rocciosa “The Harvest”, la ballad più pop-oriented che mi ha ricordato gli Illumishade (l’altro progetto di Fabienne) “All is One”, così come un brano completamente folk, “Memories of Innocence”, una sorta di moderna “Isara”; a metà dell’ascolto c’è un breve narrato di raccordo, “Anamcara”, in cui viene citato il manoscritto menzionato in apertura.

Per il resto l’ultimo lavoro degli Eluveitie presenta tutti singoli o potenziali tali, in cui ogni elemento che caratterizza la band si fonde in un concentrato di potenza e melodia: l’ultimo singolo “Taranoías, i precedenti estratti “The Prodigal Ones”, “Premonition”, “Awen”, tutti a disposizione corredati di video su Youtube, ai quali aggiungerei “Aeon of the Crescent Moon”, altro vero pezzo da novanta relegato quasi al termine del platter. Sarebbe stato interessante, dato il minutaggio ridotto, trovare in scaletta anche i singoli del 2022. Questi sono stati esclusi per scelta dalla tracklist ufficiale, non interessando direttamente il concept di Ànv, ma sono stati rilasciati nell’edizione fisica del CD Digibook, assieme ad una versione inedita di “Epona”, brano proveniente dal disco acustico Evocation II – Pantheon (2017) e tra i pezzi preferiti di Fabienne, qui presentato come suonato live, in una versione metal.

Da segnalare anche l’ottimo lavoro alle chitarre di Rafael Salzmann e Jonas Wolf, con un riffing serrato e moderno che crea una bella tensione con l’arsenale di strumenti antichi a disposizione, e l’ingresso in grande stile di Lea-Sophie Fischer al violino e alla ghironda, a sostituire Annie Riediger e Nicole Ansperger che hanno lasciato gli Eluveitie nel 2024. Questo disco segna anche l’addio alla band dell’unico membro italiano, Matteo Sisti, per l’ultima volta citato in libretto. Presente anche una guest d’eccezione, Adrienne Cowan degli statunitensi Seven Spires, nei backing vocals eterei dell’ultimo brano “The Prophecy”.

Buona la produzione, che tuttavia non sempre valorizza adeguatamente tutti gli strumenti sulla scena, relegando ad uno spazio un po’ troppo arretrato gli strumenti folk quando questi non suonano parti soliste, prediligendo i riffoni delle chitarre. Sono scelte, naturalmente: non sono più i tempi dei tappeti di ghironda dell’ex Anna Murphy.

Pur senza raggiungere le vette liriche e di complessità del diretto predecessore Ategnatos, gli Eluveitie ci regalano con Ànv un disco compatto, solido, e completo, tra death metal melodico e folk celtico, con il solito concept profondo e affascinante che ci conduce nelle terre montuose e boschive di secoli ormai obliati, trasportati dalla narrazione di un’oscura profezia.

Luca “Montsteen” Montini

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