Recensione: Blind Leading the Blind

Gli Sweet Freedom nascono una manciata di anni fa fondamentalmente come progetto solista del tastierista svedese Jörgen Schelander.
In seguito al bel riscontro ottenuto dall’album di esordio, gli Sweet Freedom hanno assunto maggiormente i connotati di una vera e propria band, che si esprime collettivamente nel nuovo album della formazione scandinava, “Blind Leading The Blind”. Ecco quindi dare il meglio di sé qui, oltre al tastierista, il noto vocalist Matti Alfonzetti (Impera, Skintrade, Damned Nation, Jagged Edge, tra gli altri), il quale ha occupato il posto del predecessore Stefan Nyqvist, e ancora il chitarrista Håkan Nilsson, il bassista Jan Lund, ed il batterista Håkan Rangemo. Fondamentale è stato anche il ruolo “in regia” di Stefan Boman , già alle prese con gente come Opeth, Alice Cooper e Def Leppard.
L’album prodotto dagli svedesi si appalesa come un crogiuolo di hard rock classico, suonato certamente con tecnica sopraffina ma soprattutto con grande cuore.
Gli appassionati di mostri sacri come Rainbow, Uriah Heep e Deep Purple non potranno che deliziarsi al suono di un uptempo nervoso, epico e keyboard-oriented come Live From The Heart (ma pure Infinity cammina eccellentemente nello stesso solto), oppure come quello della grintosa, dinamica e cromata quanto basta Skeleton Key.
E altrettanto diletto porteranno vieppiù a costoro gli intrecci di tastiere e chitarre di Skin And Bone ma anche i midtempo solenni come Solid Ground (il quale si apre in ampie distese strumentali), e Tears Of The Sun (traccia più lenta ed emotiva, sempre con i tasti d’avorio sugli scudi ma pure arricchita da liquide chitarre).
Se da un lato gli Sweet Freedom del nuovo album si lanciano anche in veloci rocker come I Push Too Hard, dall’altro talora indulgono piacevolmente anche in articolazione quasi prog, come in Another Day e nella ancor più coinvolgente Innocent Child .
“Blind Leading The Blind” è dunque un’opera dal sapore indubbiamente vintage, ma che vede nel feeling (verosimilmente anche cagionato dall’evenienza che i musicisti abbiano suonato come ai vecchi tempi tutti insieme nella stessa stanza), nell’amore per il più classico hard rock e nella perizia degli strumentisti e del sempre eccellente vocalist, i fattori vincenti per farsi apprezzare dagli appassionati del genere.
Francesco Maraglino