Recensione: Boundless

Quarto album per gli spagnoli Strangers, a due anni dall’EP “Whispers”. La novità è l’arrivo di Celia Barloz, voce cristallina ricca di forza evocativa e capace di dare un tocco onirico ai pezzi di “Boundless”.
Il genere è un melodic rock tirato dalle belle melodie, sostenuto da una base ritmica lineare e mai troppo invasiva, oltre che da chitarre distorte quel poco che basta per risultare in composizioni eleganti, seppur a tratti un poco evanescenti.
Ad ascoltare l’opener “Into the Night” mi sono tornati alla mente i bravissimi Tanith, benché, nel confronto, gli Stangers risultino meno retrò e, certamente, privi di quella sottile epicità che è uno degli elementi distintivi della band statunitense.
“Enemy” ha un bel tiro, ma scorre via senza lasciare troppo di sé, mentre “My Dream” è più dinamica e capace di alternare sapientemente velocità e pause, risultando forse il pezzo più convincente di “Boundless“. “Freedom” fa incontrare una ballad con una sezione tirata, che scaturisce in un (buon) assolo sostenuto da una doppia cassa che fa molto metal. Le idee ci sono, soprattutto nella seconda parte, ma nel complesso c’è aria di confusione.
“Worth a Shot” è una brano dai suoni piuttosto duri che non riesce a convincere; meglio “The Fate Is Gone“, dura e gotica, o il delicato mid-tempo di “Goodbye“. Con “Still the One“, invece, si torna a premere sull’acceleratore, laddove l’hard rock incontra il power più leggero: il pezzo non è niente di che, ma si lascia apprezzare. “Lose Yourself” regala qualche momento di headbanging, mentre “Language of Love” ha un gran bel groove e un bridge di qualità. Infine, “Youthful Soul” dimostra una buona dinamica, ma alla fine risulta un po’ pasticciata.
Uno dei pregi degli Strangers è che hanno un buon grado di riconoscibilità; certo, la loro proposta non promette un livello d’impatto particolarmente alto, tuttavia gli spagnoli dimostrano di avere idee abbastanza chiare e l’innesto di Celia Barloz non può che essere salutato come un valore aggiunto che certamente farà bene alla band. Non posso che consigliare un ascolto di “Boundless“, un piacevole compagno che vi sarà accanto senza far troppo rumore.