Recensione: Burning Leather

Di Andrea Bacigalupo - 22 Luglio 2021 - 8:30
Burning Leather
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Thrash 
Anno: 2021
Nazione:
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77

I sardi Burning Leather sono stati una scelta casuale. Stavo giracchiando su internet ‘senza meta’, alla ricerca di un qualcosa che mi colpisse e mi sono imbattuto in loro. Bhé, è stata una bella sorpresa che mi ha portato a fare una cosa mai fatta prima, almeno per quel che ricordo. Alla faccia del metodo che prevede di far passare del tempo tra un ascolto e l’altro, per meglio assimilare il lavoro da recensire, mi sono sparato ‘Burning Leather’, il loro debut album omonimo, due volte di fila, subito, senza neanche ‘passare dal via’.

Questi ragazzi di Olbia sono incredibili … non si sono limitati a suonare Old School ma bensì, in una manciata di canzoni, sono riusciti a ricreare proprio quell’atmosfera sulfurea e pesante ed al contempo energica e grintosa che si respirava nei primi anni ‘80, quando le giovani band suonavano l’Heavy Metal dei loro idoli imprimendogli quella carica feroce che poi prenderà il nome di ‘Thrash’.

Alla base di ‘Burning Leather’ ci sono una produzione grezza, ma non superficiale, soprattutto genuina (l’album è autoprodotto) e la chiara percezione che quello che anima questo diabolico terzetto è la voglia di suonare assieme, prima di tutto … poi, già che ci siamo, s’incide.

Sono circa venticinque minuti di True Metal allo stato brado dove si sentono i Metallica, i Megadeth, i Judas Priest ed i Saxon attraverso riff segaossa, cavalcate d’assalto, strofe malvagie e strafottenti, cambi di tempo che alternano ritmi veloci e taglienti con potenti e pestati tempi medi, che formano un songwriting vario e strutturato.

La band sa scrivere e non si limita a celebrare il passato, lo riporta all’oggi con un buon tocco personale che rende parecchio vivi ed interessanti brani come ‘Lawbreaker’, ‘Modern World Suicide’ e, soprattutto, ‘Last Rites’, il pezzo più distintivo del lotto.

Difetti? Come no … il vocalist è un buon interprete, ma deve ancora crescere, soprattutto per le parti alte e c’è qualche sbavatura qua e là come, ad esempio, l’assolo di basso che poteva durare un po’ meno. Tutta roba che si corregge con l’esperienza e che rende questo debutto ancora più vero.

Non c’è altro da dire, ‘Burning Leather’ è assolutamente da ascoltare, tra amici e senza troppi pensieri. Gran bel lavoro Burning Leather, aspettiamo il prossimo con viva curiosità.

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