Recensione: Decades

Di Carlo Passa - 25 Marzo 2021 - 5:00
Decades
Band: Gary Hughes
Etichetta: Frontiers Music
Genere: AOR  Hard Rock 
Anno: 2021
Nazione:
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75

In concomitanza con l’uscita del nuovo album di Gary Hughes (Waterside), la Frontiers pubblica un Best Of del cantante inglese, notissimo per essere la voce (fondatrice) dei Ten. Diversamente da casi consimili, si tratta di un’operazione non del tutto e non soltanto commerciale, ma sostanzialmente utile a chi non avesse seguito nel dettaglio la carriera solista di Hughes, che abbraccia cronologicamente le vicende dei Ten, iniziando nel 1989 (Big Bad Wolf) e arrivando fino ai giorni nostri. In vero, Decades trascura completamente il disco d’esordio e il successivo Strength of Heart (1990), per concentrarsi su Gary Hughes (1992), Precious Ones (1998), Once and Future King Part I & II (2003) e Veritas (2007). Qualche chicca è tratta dall’EP In Your Eyes (1998), consistente in track ai tempi pubblicate per il solo mercato giapponese.
Insomma, niente di nuovo, ma un buon compendio per chi avesse scoperto Gary Hughes solo oggi, oppure si fosse concentrato eminentemente sulla sua produzione coi Ten.
La trentina di pezzi contenuti nei due dischi fornisce un quadro esaustivo della produzione del cantante britannico, articolata tra il rock melodico e l’hard pomposo, con accenni vagamente celtici, che richiamano i Ten e i Dare (del compagno di sempre Vinnie Burns).
Lo scorrere del disco è piacevole e intrattiene l’ascoltatore senza annoiare, grazie soprattutto alla qualità di scrittura e arrangiamento dei pezzi.
Ognuno potrà scegliere i propri momenti favoriti. Per quanto mi riguarda, segnalo volentieri la bella In Your Eyes, un mid-tempo caldissimo dalla melodia elegante e meno scontata di quanto sembri. E come non menzionare la fantastica Dragon Island Cathedral, con il suo ritmo epicheggiante che davvero non avrebbe sfigurato su un qualsiasi album dei Ten? E ancora, lasciatevi cullare dall’evocativa Look At The Rain, o dalla melanconica It Must Be Love, che è ancorata all’AOR più haireggiante degli anni Ottanta. Ma Decades davvero è uno scrigno variegato, se è vero che una There By The Grace Of The Gods (Go I) rappresenta il lato più pomposo e cadenzato di Gary Hughes, andando piacevolmente a sparigliare le carte del rock melodico dei pezzi che la circondano nella tracklist.
Insomma, è inutile fare il catalogo completo di Decades. Se siete fan scatenati di Gary Hughes, il disco vi aiuterà ad avere una raccolta agile del vostro artista preferito e certo lo acquisterete per motivi di completezza collezionistica. Se invece, i Ten vi sono sempre piaciuti, ma vi siete persi la carriera solista di Hughes, sono sicuro che questo Decades sarà un ottimo modo per entrare nel mondo melodico del cantante britannico. E chissà che non sia l’inizio di una bella storia.

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