Recensione: Distorted Dreams

Di Andrea Bacigalupo - 29 Agosto 2021 - 12:43
Distorted Dreams
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Thrash 
Anno: 2021
Nazione:
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68

Esordio discografico per i Grinding Fear, feroce quartetto che scorrazza per le lande ed i palchi finlandesi dal 2016.

Distorted Dreams’ è il suo nome ed è disponibile dal 12 agosto 2021.

I Grindind Fear parlano dei duri colpi che ognuno di noi riceve nella vita servendosi di un Thrash di carattere scuro e malvagio, che ben si adatta a detti contenuti.

Un senso di oppressione e disagio esce dai solchi attraverso un ‘wall of sound’ plumbeo ed impenetrabile, costruito utilizzando riff taglienti al posto dei mattoni e linee melodiche elaborate ed incisive al posto della malta.

L’inquietudine viene ulteriormente ampliata per mezzo di un basso corposo e protagonista (suonato dal chitarrista  Oskar Bruun) che, malvagiamente ammantato dall’influenza di maestro Geezer Butler, si amalgama alla grande con i toni pesanti delle chitarre.

E poi c’è la voce: atavica, che porta indietro nel tempo, che più Vecchia Scuola di così … Con i dovuti paragoni, sulla scia di Jeff Becerra e Paul Baloff, è interpretativa, ringhiosa ed al vetriolo, tanto da scaricare ferocia e dolore ad ogni nota. Con qualche scivolone causato dal tentativo di andare oltre le possibilità attuali, nella realtà, ma comunque dotata del giusto carisma (d’altronde, non è che il compianto e già citato Paul Baloff abbia rischiato di essere scambiato per Elvis Presley, eppure …).

Fin qui tutto bene, il punto debole è il songwriting: poco variabile, è un altalenarsi di tempi medi ed a velocità controllata (i Grinding Fear non corrono a perdifiato) secondo schemi non nuovi e relativamente simili tra loro.

Questo conferisce a ‘Distorted Dreams’ un po’ troppa omogeneità, con l’aggravio del sentore del ‘già sentito’ che porta a svalutarlo ulteriormente (quando un pezzo te ne fa venire in mente altri due o tre …).

Non che sia monotono, però il tenere sempre la stessa rotta diventa un limite: per quanto siano tutti pezzi grintosi e di valore l’album è … prevedibile … diciamo, con giusto un paio di tracce che si differenziano (‘Cycle Of Pain’ e  ‘Funeral Bells’), peraltro consequenziali e poste verso la fine.

Quello che emerge in questo album è il potenziale della band, ennesima realtà della Finlandia di tutto rispetto. In un’epoca dove la scena Thrash Metal è più conservativa che innovativa (generalizzando, naturalmente) non è semplice trovare la propria personalità ed emergere. I Grinding Fear sono sulla strada giusta … diamo loro fiducia, non ci deluderanno.

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