Recensione: Firebirth

Di Stefano Burini - 9 Giugno 2012 - 0:00
Firebirth
Band: Gotthard
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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80

Tornare a parlare dei Gotthard, appena usciti con un album nuovo di zecca dall’esplicativo titolo “Firebirth”, dopo quanto successo quel dannato 5 ottobre 2010 in cui  il grandissimo Steve Lee perse la vita in un assurdo incidente stradale, è decisamente complicato. Difficile affrontare, soprattutto per i fan più legati alla voce e alla presenza scenica, nonché alla signorilità del vecchio rocker di Zurigo, un lavoro della sua band al quale egli non possa più prestare la voce, e ancor più difficile, forse, accogliere a braccia aperte colui che non vuole essere un sostituto ma semplicemente un nuovo membro dei Gotthard: il cantante svizzero/australiano Nic Maeder.

D’altro canto, come cantavano i Queen poco tempo prima di un’altra illustre scomparsa, “The Show Must Go On” e così, dopo un fisiologico periodo di assenza dalle scene, Leo Leoni, Freddy Scherer, Marc Lynn, Hena Habegger e il nuovo arrivato Maeder decidono di ritornare sul mercato con un album che lascia un po’ da parte (ma non troppo) il lato più “giocoso” degli elvetici, quello che campeggia, per esempio, sulla copertina di “Made In Switzerland”, ma che restituisce appieno la loro immutata voglia di rockeggiare ad alto volume.

A parte alcuni episodi (“Tell Me”, “Right On”), il sound generale di “Firebirth” si avvicina maggiormente a quello roccioso e asciutto dei primi due, tre lavori degli anni ’90 piuttosto che al mood rilassato e AOR-oriented di inizio 2000 o a quello più cupo e modernista di “Domino Effect” e “Need To Believe”. Le canzoni, escludendo qualche leggero e perdonabilissimo calo di tono, sono quasi tutte di livello decisamente alto; gradite conferme, inoltre, anche dal lato strumentale, grazie all’ottima prova offerta da tutti i musicisti ed in particolare da un Leoni mai domo, alle prese con riff e assoli decisamente ispirati e carrettate di watt scaricati senza pietà sui timpani dell’ascoltatore.

Il vero punto interrogativo risiedeva, a priori, proprio nell’operato di Nic Maeder; tuttavia dopo aver ascoltato l’intero album, non si può far altro che lodare le sue doti tecniche e interpretative, nonché l’oculatezza della scelta da parte di Leoni e compagnia: senza troppi giri di parole siamo al cospetto di un rocker di razza, dall’ugola roca ma “romantica”, in grado di ammaliare grazie ad un timbro caldo e suadente ma, all’occorrenza, anche di graffiare a dovere. Tutte caratteristiche proprie del compianto Steve Lee, del quale Maeder si configura, dunque, come l’erede più credibile e naturale, al punto che in alcuni frangenti la somiglianza tra i due è davvero prodigiosa, seppur mai tendente ad una sterile imitazione, a ulteriore conferma di quanto di buono ascoltato in “Remember It’s Me”, diffusa in rete mesi prima della release  di “Firebirth”.

L’album, come anticipato, scorre meravigliosamente da cima a fondo e con pochissimi colpi a vuoto; “Starlight” e “Give Me Real” sono ispirate, rockeggianti e veloci, a cavallo tra hard melodico e derive quasi street, tali sono la ruvidità del suono e l’elettricità delle chitarre, esattamente come accadeva ai tempi di “Gotthard” e “Dial Hard”. “Give Me Real”, in particolare ha una carica veramente eccezionale e il gran lavoro al basso da parte di Marc Lynn innalza un muro di suono spesso e corposo che fa pompare il sangue nelle arterie a tutta forza per un brano che potrebbe essere la “Firedance” degli anni 2010.

La citata “Remeber It’s Me” è la prima di tre ballate, ottima, suonata e cantata con sentimento e gusto, eppure nemmeno la miglior traccia in mezzo a tante prelibatezze. Di nuovo basso e chitarroni in evidenza nella belligerante “Fight”, puro hard ‘n’ heavy metallizzato a metà tra i Led Zeppelin e i Whitesnake più classy, e nella scanzonata “Yippie Aye Yay”, dove un refrain decisamente solare e divertente riporta a galla il lato più funny dei ticinesi. Cala di nuovo il ritmo, e con esso il livello qualitativo, con “Tell Me”, lentone troppo pop-friendy anche per un gruppo come che fa, da sempre, della melodia la propria bandiera come i Gotthard; decisamente meglio la brillantissima “Shine”, dal refrain ammaliante e dal vocalismo a tratti coverdaliano e la sferzante “The Story Is Over”, granitica e sorretta dal solito gran lavoro di basso e dalle vocals nervose di Maeder sulle strofe a lanciare la volata ad un ritornello oscuro eppure cantabile.

C’è addirittura spazio per il talk box a colorare ulteriormente la timbrica della Les Paul di Leoni su “Right On”, energica, violenta, 100% hard rock, mentre la successiva “S.O.S.” contrappone strofe volutamente low profile, ritmate da un percussionismo dagli accenti tribaleggianti alla maniera dei The Cult, ad un refrain in crescendo, fino ad un bell’assolo di scuola heavy metal; seguono a ruota da “Take It All Back”, un altra fantastica semi-ballata sulle orme di “Shine”, e “I Can” dinamica, trascinante e con un che dei ZZ Top ottantiani.

Chiude la splendida “Where Are You”, il migliore dei tre lenti, sia per la malinconica bellezza del tema, sia per l’esplicita dedica all’amico scomparso; un gioiello di rara bellezza che difficilmente i fan dei Gotthard potranno ascoltare rimanendo impassibili di fronte al testo toccante, alla sentitissima interpretazione di Nic maeder, alle poche strazianti note di acustica e alle commoventi incursioni di un sax soprano che rimanda ai tempi del miglior Sting solista.

Se vi era un filo di apprensione tra i fan, combattuti tra il rivedere in pista gli svizzeri orfani di Steve Lee e il non poterli mai più ammirare, questa Mark II supera ampiamente la prova consegnandoci un album bello, riuscito e curato nei minimi dettagli, in cui la new entry Maeder dimostra da subito un feeling invidiabile con i nuovi compagni e su cui aleggia tenue lo spirito del grande vocalist di Zurigo, con il suo sorriso amichevole e signorile a benedire questa nuova fatica targata Gotthard.

Stefano Burini

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Tracklist

01. Starlight   04:28

02. Give Me Real   03:40

03. Remeber It’sMe   03:29

04. Fight   03:27

05. Yippie Aye Yay   04:40

06. Tell Me   03:10

07. Shine   03:50

08. The Story’s Over   04:10

09. Right On   03:54

10. S.O.S.   03:23

11. Take It All Back   03:17

12. I Can   03:13

13. Where Are You   04.19

 

Line Up

Nic Maeder:   Voce

Leo Leoni:   Chitarra

Freddy Scherer:  Chitarra

Marc Lynn:   Basso

Hena Habegger:   Batteria

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