Recensione: No Liberty

Di Andrea Bacigalupo - 3 Maggio 2024 - 8:30
No Liberty
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Thrash 
Anno: 2024
Nazione:
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80

Abbiamo conosciuto i sudafricani Disarmageddon con ‘Detonator’, loro primo EP del 2021 pubblicato postumo, nel senso che prima della sua uscita avevano dichiarato lo scioglimento.

All’epoca c’era velocemente passata per la mente l’ipotesi che poteva trattarsi di una trovata pubblicitaria, trovandola anche di cattivo gusto.

Com’è, come non è, sta di fatto che la band è più attiva che mai (con una lineup che, rispetto a ‘Detonator’, vede solo l’ingresso di un nuovo batterista: Calvin Meyer al posto di Desmond Cook) tanto che è uscito il Full-Length di debutto, dal titolo ‘No Liberty’ e disponibile dal 1° marzo 2024.

Mhmm! Vabbè, non abbiamo indagato oltre … d’altronde quel che conta è la musica … e la qualità del più volte citato ‘Detonator’ è talmente buona che non si può tralasciare il suo prosieguo.

No Liberty’ è sulla stessa linea: Thrash Vecchia Scuola irruente e devastante.

I riferimenti sono Flotsam and Jetsam, Heathen, Forbidden, Vio-lence, soprattutto Mortal Sin, l’ondata un po’ più tecnica che si è infranta tra il 1986 ed il 1988, da non confondersi con il Techno-Thrash degli Watchtower, che è uno stile a parte.

Influenze tanto marcate nei Disarmageddon che, se si mischia ‘No Liberty’ con i vari ‘Breaking the Silence’, ‘Eternal Nightmare’ e ‘Mayhemic Destruction’, può essere preso benissimo per un lavoro dell’epoca.

Poco più di 46 minuti, suddivisi in 9 canzoni, intrisi di una furiosa voglia di ribellione, già evidenziata nella copertina (il palazzo del Parlamento di Città del Capo messo a ferro e fuoco da una folla incontrollabile) e poi nelle varie urla, sirene delle forze dell’ordine, colpi di armi da fuoco, ecc. sparse lungo tutta la tracklist.

La scrittura è certosina, con spartiti carichi di linee melodiche che esplodono, tramutandosi in energia vibrante ed ossessiva, repentini cambi di tempo che alternano sequenze veloci a profonde marce d’assalto, stop and go ad effetto, cori brevi ma determinati e sezioni strumentali lunghe ed abrasive, dove le due asce si affrontano in continui e spasmodici duelli che vanno ad intervallare un cantato teatrale e prepotente.

Il tutto senza cadere nel prolisso, tirando fuori un Thrash assolutamente privo di novità, ma di classe.

I punti di forza di ‘No Liberty’ sono la dinamica ‘Protect and Serve’, l’iperveloce ‘Tunnel Rats’, la precisa ‘Gunship’, molto Exodus all’inizio e poi compattissima, ‘Collateral Damage’, con la sua disperazione (e gli assoli migliori) e la conclusiva ‘One For All’, parecchio coinvolgente.

Di contro, le citazioni del passato in alcuni momenti si sentono un po’ troppo, ad esempio la già citata ‘Gunship’ rimanda a ‘Lebanon’ dei Mortal Sin (in ‘Mayhemic Destruction’) mentre lasciamo decidere a lettori quale classico ricordano il primo arpeggio e l’inizio dell’assolo della strumentale ‘Penury’.

Anche il fatto che cinque pezzi su nove terminino durante degli assoli non piace molto, si percepisce un senso di incompletezza.

Detto questo, soppesati pregi e difetti, ‘No Liberty’ è un album assolutamente da ascoltare con attenzione ed i Disarmageddon sono riusciti a fare un ottimo lavoro, tenuto conto della spietata concorrenza che arriva dal passato, alla quale riescono a mettersi in coda. Aspettiamo la conferma con il prossimo lavoro ed auguriamo loro di proseguire senza più interruzioni. Molto bravi!

 

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