Recensione: Red Bertoldini
Come comunicato su questi stessi schermi tempo fa, due importanti e battagliere realtà italiane quali DeFox Records e Heart of Steel Records, orgogliosamente – a ragione – arrivano alla pubblicazione dell’album solista di Sandro “Red” Bertoldini, inedito risalente al lontano 1993 che finalmente vede la luce ufficialmente. Il batterista prestò servizio nei fondamentali Dark Lord, gruppo che diede alle stampe, nel 1983, l’Ep omonimo e che contribuì notevolmente allo sviluppo della scena HM sul territorio nazionale. Di quella band facevano parte anche Paolo Muffato (basso), il talentuoso chitarrista Alex Masi, poi emigrato negli Usa e Gable Nalesso (voce), la miglior risposta italiana al grande Ronnie James Dio.
Lasciate le bacchette per passare dietro al microfono, Red fece successivamente parte di gruppi quali Mary Rose (ensemble storico proveniente dalla Slovenia), Foxy Lady e Rebel Toys.
Oscuri i motivi che portarono all’oblio dell’album omonimo, da parte di Bertoldini, venti e più anni fa, ma quello che davvero conta è che oggi si sia materializzato, sotto forma di cd, accompagnato da un libretto di quattro pagine. Otto sono i brani che compongono la tracklist dell’intero lavoro che, oltre all’ex drummer dei Dark Lord in veste di vocalist, vedono impegnati musicisti quali lo stesso Alex Masi (chitarra), Cristian Olivieri (basso), Alberto Stevanato (chitarra), Sergio “Bolla” Bollani (basso), Mario Dei Rossi (chitarra) per finire con Tonii T. alla batteria.
Se in Strong Emotion emergono antichi rigurgiti di marca Van Halen prima Repubblica, seppur addomesticati alla Coverdale-maniera, quello che colpisce è il succoso feeling che l’ugola vissuta di Sandro Bertoldini sa restituire a chi è all’ascolto. Grande scuola, grande R’N’R imbastardito poggiante sull’antica, fondamentale, inimitabile lezione Blues del tempo che fu. La resa un po’ troppo leggera di certo non aiuta la seconda, californiana, Lay Down. Red Car, come da titolo, è un tuffo all’interno dell’epoca tutta lustrini, paillettes e mascara, mentre Restless Soul denota l’imprinting british di Red, applicato al classico brano d’atmosfera ‘Snake oriented. Passa la sinuosa Make it Sure e il finale dei pezzi inediti è ad appannaggio di Back in Town, anglosassone nell’anima e anche nell’interpretazione, appassionata, dell’ex Dark Lord.
A seguire due cover, naturalmente obbligatorie dopo l’ascolto dei sei pezzi che le hanno precedute: Fool for your Loving dei Whitesnake di Sua maestà David Coverdale e Rock’n’Roll dei Led Zeppelin, entrambe fedeli agli originali e riuscite quanto basta.
Seppure inevitabilmente denotando le stimmate del suono di vent’anni fa, “Red Bertoldini” è album piacevole, vintage il giusto, scritto e interpretato con il cuore, che avrebbe probabilmente detto la Sua, nel 1993.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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