Recensione: Second Skin

Di Francesco Maraglino - 19 Giugno 2022 - 8:00
Second Skin
Band: Iconic
Etichetta: Frontiers Music
Genere: Hard Rock 
Anno: 2022
Nazione:
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79

Iconic è il monicker che identifica un nuovo (l’ennesimo, dirà qualcuno)  supergruppo hard rock, concepito dalla label specializzata Frontiers. Stavolta il coacervo di storiche glorie del rock duro (ma melodico) si è coagulato intorno alla figura del grande Nathan James, singer degli Inglorious, una band contemporanea ma assolutamente devota al suono di Whitesnake e dintorni.
Con lui uno degli attuali axemen del “serpente”, quel Joel Hoekstra il quale è anche al servizio di Trans-Siberian Orchestra (come, peraltro, lo stesso Nathan) e, in passato, di Cher e dei Night Ranger, ed una sezione ritmica formata dai formidabili Marco Mendoza al basso e Tommy Aldridge alla batteria.  A fare infine da coproduttore (insieme all’onnipresente Alessandro Del Vecchio, anche ai tasti d’avorio), nonché da secondo cantante e chitarrista, troviamo l’immarcescibile Michael Sweet degli Stryper.

Da tali premesse, non poteva che nascere un omaggio ai Whitesnake e, in particolare, a quelli del colossale ed… iconico album del 1987.

Esempi lampanti della devozione alla band di David Coverdale sono alcune tra le maggiormente pregevoli tracce di questo Second Skin. Ready For Your Love, innanzitutto, è  fin dal titolo rivolta alle istanze più patinate e piacione dei WS. All About, ancora, è quasi una clonazione (magistrale) dei Whitesnake, e Nowhere To Run, infine, è class rock dalle chitarre fiammeggianti, i riff rocciosi ed una  ritmica da paura come si usava proprio nella seconda metà degli anni Ottanta del secolo scorso.

Ma quando di parla di Whitesnake si parla di hard rock al fulmicotone ma anche di ruffiane ballatone. Ed ecco, dunque, che gli Iconic sciorinano l’intenso slow This Way, una Worlds Apart ben cantata, ma connotata più da mestiere che da pathos, e All I Need, semiballad potente e ingioiellata, oltre che dalla passionale interpretazione vocale, anche da chitarre incendiarie.

La decisiva presenza di Michael Sweet tra gli Iconic, però, fa sì che Second Skin non lesini puranche influssi dei suoi Stryper, evidenti in Run (As Fast As You Can), uptempo cantata a due voci e trafitta da ficcanti ed energici lick chitarristici, e Second Skin, agitata da turbinosi e circolari riff.

Pure un tantino lontana (ma non troppo) dall’albero del “serpente bianco” cade Let You Go, power ballad a metà tra class-rock  ed vero e proprio AOR, con le asce che stavolta disegnano assoli nitidi e limpidi.

Insomma, anche gli Iconic non offrono, al pari di altri progetti analoghi, alcunché di rivoluzionario o innovativo, ma sono perfetti nell’assecondare un mood grintosamente nostalgico, che lascerà pienamente soddisfatti coloro che vi si avvicineranno al loro album ben sapendo cosa  aspettarsi da esso.
Al netto di un paio di brani un tantino anonimi e di maniera, Second Skin scintilla, infatti, grazie ad una sezione ritmica da urlo,  chitarre al fulmicotone,  raffinati tocchi di tastiere quando servono, e cantati magnifici.

Francesco Maraglino

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