Recensione: Songs Of Yesterday

Sono dei veri outsider i Rust n’Rage. Il classico gruppo che probabilmente ottiene buona fama soprattutto nella landa dove è nato e poco più in là: un semisconosciuto borgo finlandese di nome Pori che, obiettivamente, non avevamo mai sentito nominare in precedenza.
I Rust n’Rage, noi invece li conoscevamo già da qualche anno in virtù di una carriera dalle alterne fortune che, dopo un banale esordio nel 2018 (“Tales from the Wasteland”), aveva svoltato verso qualcosa di migliore con il disco successivo edito già da Frontiers.
Era il 2022 e “One for the Road” era un album dignitoso anche se non proprio memorabile.
L’occasione per il cantante Vince e la sua ciurma di rockers offerta dal terzo giro sulla giostra, (garantito nuovamente da mamma Frontiers) era, insomma, l’ultima possibile per dimostrare di essere effettivamente un gruppo di un qualche concreto valore. E magari, dotato di talento sufficiente a non appiattirsi nel mare di banalità tipico delle decine di band prodotte con il pilota automatico negli ultimi lustri a quelle latitudini.
Le influenze di Hardcore Superstar, Ammunition e WigWam, questa volta si sentono tutte. E non è detto che questo possa rappresentare un problema. Anzi.
Il tenore dei brani divenuto più vitalizzato e sfavillante contribuisce a rendere la proposta dei Rust n’Rage alquanto appetibile e gradita all’orecchio.
Insomma, si va.
Senza perdere la testa o mirare a risultati estremi. Ma il succo è che, al terzo full, i Rust n’Rage mandano a referto un buon disco, con pezzi semplici, prodotti molto bene ed un po’ di arrangiamenti che emanano fascino. Parimenti un songwriting mirato, preciso e ben focalizzato su quell’hard melodico ed un po’ lascivo tipico delle terre da cui provengono.
La voce di Vince non è, al solito, proprio irresistibile, tuttavia il complesso di quanto proposto dona brillantezza al moniker dei quattro finlandesi, allieneando un po’ di pezzi dai colori accesi e divertenti.
Soprattutto, l’idea che deriva da “Songs of Yesterday”, è quella di un disco che non puzza di ammuffito e riciclato ma pare decisamente fresco e dinamico. Ascoltandolo si rimane piacevolmente attratti, seguendo il percorso di canzoni che riflettono immagini di Sunset Boulevard e circolo polare artico. Il calore della vecchia Los Angeles dei Crue, ed il ghiaccio bollente dei primi Wig Wam.
Non siamo alle soglie del capolavoro, Ma “Songs of Yesterday” si ascolta altroché.
Ci sono due / tre pezzi davvero notevoli – “One for All”, “Open Fire” e “Hey Jane” su tutti – ed il resto è in generale di buona qualità.
Ben prodotto, con suoni potenti, curati e sufficientemente puliti. In particolare, dotato di una atmosfera che aleggia, perfetta per chi ha un pezzo di cuore orientato verso le terre scandinave.
Rock nordico con tanta melodia, ritornelli facili ed un tono spesso divertito e strafottente.
Nulla di più, nulla di meno…