Recensione: Stand And Deliver

Di Francesco Maraglino - 25 Maggio 2025 - 8:00
Stand And Deliver
Band: Giant
Etichetta: Frontiers Music Srl
Genere: AOR 
Anno: 2025
Nazione:
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77

I Giant sono stabilmente incardinati nel ruolo di band di culto assoluto per gli appassionati dell’AOR grazie ai loro due primi album, usciti  a cavallo tra gli Eighties ed il decennio successivo, “Last Of The Runaways” e “Time To Burn”, e alle loro canzoni che annoverano cromato class rock e ballate strappacuore.
Perno della band era, ai tempi, sicuramente Dann Huff, poi diventato produttore ed autore per tante star del pop e del rock ( e, dunque, via via allontanatosi dalla band), insieme al fratello batterista David Huff, al tastierista di scuola fusion Alan Pasqua e al bassista Mike Brignardello.
Anche Pasqua non è più parte della band ed al canto, dopo un interregno da parte di Terry Brock degli Strangeways, è arrivato l’ottimo Kent Hill degli svedesi Perfect Plan.

Tre anni dopo il buon “Shifting Time”, i Giant registrano un nuovo cambio di line up, con Jimmy Westerlund degli One Desire a occupare il posto di John Roth (Winger).
Con queste premesse va da sé che i Giant paiono essere diventati una sorta di brand che, pur non raggiungendo le vette di personalità dei Giant originali, garantisce  la qualità e le radici stilistiche illustri di un progetto artistico AOR scandinavo-statunitense, che assicura requisiti sopraffini e fedeltà al più classico mood melodic-rock.

La certificazione di qualità e d’eccellenza esecutiva va certamente data, nel nuovo album “Stand And Deliver”, ad un pugno di canzoni che manderanno in sollucchero gli amanti delle sonorità AOR.  Pensiamo a I Will Believe (con il suo inizio da ballad ed il suo sviluppo epico tra ispirazioni U.S.A. e svedesi), It Ain’t Over Till It’s Over (power ballad dall’incedere  grandioso un po’ alla Survivor e contrassegnato da una magistrale  interpretazione vocale e da assoli di  chitarre di alto livello) e Stand And Deliver (midtempo melodic rock sinuoso, elegante ed energico ad un tempo con una sei-corde quasi fusion).

Appena più manieristici, ma non per questo meno che godibilissimi, appaiano brani di cromato e scintillante AOR come i veloci It’s Not Right e Hold The Night e le arrembanti e frizzanti Beggars Can’t Be Choosers e  Holdin’ On For Dear Life. Quest’ultima, insieme all’intensa, sofferta ballad Paradise Found e al piacevole e scorrevole pop-rock di matrice americana Time To Call It Love, recuperano composizione a cui Dann Huff aveva lavorato in passato rispettivamente con Mark Spiro e Van Stephenson.

Si distingue un tantino, tra tanto rock patinato e scintillante, la conclusiva Pleasure Dome, che, in controtendenza rispetto al resto dell’album, s’apre con un suono minaccioso e livido di tastiere poi squarciato da chitarre epiche e da una voce stavolta urlata, per poi proseguire comunque sul sentiero consueto dell’ hard/class rock.

“Stand And Deliver” rappresenta, in definitiva, un piacevolissimo rosario di canzoni saldamente collocate nel solco del più tipico AOR, che possono fornire piena soddisfazione agli appassionati di tale genere musicale,  pur se non comparabili alla gloriosa accoppiata dei primi due album a marchio Giant.

Francesco Maraglino

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