Recensione: Vigilhunter

Di Stefano Ricetti - 6 Maggio 2025 - 9:03
Vigilhunter
Band: Vigilhunter
Etichetta: High Roller Records
Genere: Heavy 
Anno: 2025
Nazione:
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75

Vigilhunter è una nuova realtà heavy metal 100% made in Italy proveniente da Torino. In tempi nei quali l’intelligenza artificiale sta piano piano erodendo il territorio che anche solo sino a qualche anno fa era saldamente in mano a un nugolo di artisti, mi riferisco a chi si occupava delle copertine, fa specie imbattersi in una cover dal poco appeal mediatico – eufemismo – come quella, per l’appunto, utilizzata dai piemontesi per il loro debutto su full length, a firma Sofia Shores. Così poco accattivante che per forza di cose, oggidì, è in grado di catturare l’attenzione molto più di altre sofisticatissime e pregne di effetti grafici speciali. Un’immagine fottutamente anni Ottanta che personalmente mi ha riportato visivamente e col pensiero, di primo acchito, ai Reo Speedwagon, band che comunque, a scanso di equivoci, non c’entra proprio nulla con la proposta sonora dei Vigilhunter.

Dietro al gruppo sabaudo, nato nel 2024, vi è Alexx Panza, cantante di rango già alle prese con gli Hitten di While Passion Lasts del 2023 e nientepopodimeno che l’ex ascia dei primi Virgin Steele Jack Starr, all’interno del suo Souls of the Innocent (2022), a firma Burning Starr.

In questa sua nuova avventura il frontman si occupa anche delle parti di chitarra e la formazione si completa con Mirko Negrino al basso, Mattia Itala alla seconda ascia e Marcello “Cell” Leocani alla batteria.

Vigilhunter consta di nove pezzi per quaranta minuti scarsi di ascolto e vede la luce, sul mercato, per High Roller Records in quattro versioni: Cd, Lp, musicassetta e ovviamente in digitale. La recensione fa riferimento al lavoro su dischetto ottico che si accompagna a un libretto di dodici pagine con tutti i testi e una bella foto della band nelle due centrali, con sullo sfondo il tipico paesaggio industriale.

Così come specificato nelle note accompagnatorie e senza segreto alcuno i Vigilhunter si ispirano ai Queensryche, anche se ci tengono a rimarcare che, una volta terminata l’assimilazione “piena” del disco, quindi dopo enne attente passate, quello che rimane in chi si pone all’ascolto è sì un album di puro e tradizionale US Metal vecchia maniera, che però oltre ai ‘Ryche richiama molte altre realtà di livello e alla fine poggia su anche un bel po’ della loro, di farina del sacco, griffata 100% Vigilhunter.

Precisato che anche solo volersi accostare ai Queensryche d’annata sia esercizio pericolosissimo, rimarcarlo costituisce pieno atto di fede e dimostrazione di coraggio. Alexx Panza è interprete con i controcolleoni e il resto della band non è da meno, il paragone con gli uomini originari di Bellevue (Washington) infatti regge, ponendo i torinesi in una posizione di assoluto privilegio. Meritata, ovviamente e figlia di un mazzo tanto.

Vigilhunter va preso in blocco, trattasi del tipico full length monolite ove risulta difficile stilare una classifica di merito. Dentro 39 minuti e rotti di musica Panza & Co. riversano tutto quanto il primo US Metal ha saputo regalare alle masse, illo tempore: la vena progressive dei Fates Warning, l’eleganza dei Crimson Glory, l’HM duro e puro dei Vicious Rumors, l’allure epico dei Savatage oltre, ovviamente, a tonnellate dei sopraccitati Queensryche.

Ai Vigilhunter va dato atto di aver cucito al meglio l’insieme, mettendoci pure un po’ di sé stessi,  senza esagerare, però. Gli eventuali discorsoni riguardo il fatto di emulare palesemente questi o quelli, poi, stanno a zero. La storia dell’Acciaio è piena di band clone, molte delle quali peraltro dignitosissime: i Battleaxe nei confronti dei Saxon, poi gli X-Wild con i Running Wild, i primi Primal Fear e i Judas Priest, Greta Van Fleet e Led Zeppelin e, solo per citarne cinque di numero e chiudere, cosa dire dei migliori Tierra Santa quando copiavano pari pari gli Iron Maiden?

Vigilhunter è lavoro di solido.

Questo è quanto conta.

Punto e basta.

Il tempo e i prossimi loro album sapranno restituire ai piemontesi la dose di personalità necessaria per compiere il prevedibile salto di qualità.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti  

 

 

 

 

 

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