Recensione: Radical Peace

Di Luca Dei Rossi - 20 Gennaio 2010 - 0:00
Radical Peace
Band: Mob Rules
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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80

Dopo 15 anni e rotti di carriera i Mob Rules tornano a farsi sentire: dal 1999 (cinque anni dopo la loro formazione) la band ha pubblicato album con una certa costanza, riuscendo a rimanere sempre su livelli piuttosto elevati. Radical Peace, l’ultimo, non tradisce le aspettative. E’ un peccato che pochi li conoscano, in quanto la loro proposta, seppur non originalissima, è interessante e promette di farsi piacere a tutti gli estimatori del Power melodico.
 
I Mob Rules infatti mischiano al Power più tradizionale delle atmosfere sinfoniche di notevole qualità, rese al massimo da una produzione eccellente e in generale dalle ottime qualità tecniche di ogni singolo componente. Il songwriting risulta ispirato e personale, altro punto a favore della band tedesca. I passaggi strumentali sono sostenuti da un cantato professionale (molto vicino, in alcuni tratti, a quello di Andi Deris) e alcuni giri di basso riconducono la memoria al Prog Rock settantiano.

L’opener parte direttamente con Klaus a fare da padrone, accompagnato dalle tastiere e dalle chitarre che esplodono in un riff che fa riaffiorare alla memoria i Savatage di Damien, il tutto accostato a strumenti classici e a suoni elettronici. La potenza della canzone si congeda di tanto in tanto per dar spazio a momenti più ragionati, che timidamente fanno capolino mostrandosi solo per pochi secondi. Ciò che si apprezza di Children Of The Flame, inoltre, è il ritornello che dopo essere entrato in testa ne rimane intrappolato e che inevitabilmente si fa canticchiare. La successiva canzone dimostra quanto la band debba agli Helloween degli ultimi tempi: effetti elettronici rendono la voce davvero molto simile al tanto bistrattato Deris (provate a confrontare la prima strofa di Trial By Fire con la prima di Final Fortune di Gambling With The Devil). La seconda traccia si presenta quindi sostanzialmente più veloce della precedente, grazie alla complicità di un ritmo incalzante sostenuto da riff diretti altrettanto ispirati alle ultime fatiche dei connazionali Helloween. Warchild e Astral Hand si muovono su cordinate piuttosto simili: ambedue sono dei mid-tempo potenti e diretti, squarciati di tanto in tanto da momenti acustici che preludono assoli di chitarra tecnici e veloci.

Si arriva così alla quinta traccia, quella che io considero la migliore dell’album: The Oswald File è una suite suddivisa in cinque capitoli, di cui vi darò la descrizione passo passo qui di seguito.

The Oswald Of File – Prologue – Chapter I

Come fa intendere il nome, la prima parte è nientemeno che una semplice introduzione strumentale al capitolo seguente. Il primo capitolo della saga The Oswald File si apre con un piccolo discorso, al termine del quale, su una folla in standing ovation, parte un riff lento e granitico che fa da base ad un assolo di chitarra eccezionale. Il tutto si conclude in una dolce melodia di pianoforte che verrà ripreso all’inizio del secondo capitolo

The Oswald Of File – Desperate Son – Chapter II

Come già detto l’apertura del secondo capitolo è affidata al pianoforte, a cui si aggiungono successivamente violini, batteria, basso e voce. I riff, in una magica esplosione, compariranno a circa un minuto come un fulmine a ciel sereno: con altrettanta rapidità le chitarre elettriche si ammutoliscono per lasciar posto ancora una volta agli strumenti citati in precedenza. I violini hanno in questa canzone una parte davvero importante, ricoprendo il ruolo di lead instrument in diverse occasioni.

The Oswald Of File – 11.30 AM – Chapter III

Altro capitolo interamente strumentale. 11.30 AM è predominata da suoni elettronici che creano atmosfere asfissianti, accompagnate in sottofondo dai gesti più naturali che una persona possa fare nella propria casa: aprire una porta, accendere il televisore, aprire il rubinetto dell’acqua e così via.

The Oswald Of File – Unnecessary Doubt – Chapter IV

Chitarra acustica, strumenti sinfonici e tamburi militareschi aumentano di intensità progressivamente, senza lasciare un momento per tirare il fiato. Senza ulteriori indugi un piccolo riff fa da preludio al quinto capitolo.

The Oswald File – A Dead Man’s Face – Chapter V

Lo scenario che riproduce il quinto capitolo di The Oswald File è quello di una città in subbuglio. Gli strumenti in un piccolo lasso di tempo vanno in secondo piano per permettere all’ascoltatore di immaginarsi la scena: sirene di ambulanze e polizia, giornalisti spaventati a caccia delle immagini più spettacolari del catastrofe che si è appena verificata mostrano il volto di una città completamente inerme di fronte ai disastri provocati, a voi la scelta, o dalla natura o dall’uomo stesso.

The Oswald File – Did You Reach The Sun? – Chapter VI

Quasi a voler spiegare la morale della storia appena raccontata, il capitolo conclusivo della saga The Oswald File si presenta come una ballata dai toni malinconici, in cui la chitarra acustica e la sola voce del cantante spiegano in un atmosfera intima l’importanza di non ripetere gli errori fatti. E, in segno di ammonimento, le chitarre elettriche e la batteria si fanno sentire più forti che mai, in un crescendo che lascia spazio, alla sua fine, a cori da film hollywoodiano accompagnati dall’immensità sonora di un’intera orchestra e dall’assolo che conclude, con un pizzico di rammarico, l’ultimo, definitivo capitolo di una suite davvero, davvero meritevole.

Con Waiting For The Sun si torna tra le righe: un armonico interamente eseguito a cappella introduce un riff di matrice Heavy in tutto e per tutto, che si riconduce a sonorità prettamente Power dopo una manciata di secondi. Niente di nuovo sotto il sole, per quanto riguarda la musica, ma ancora troviamo persistente l’elevata caratura del brano proposto, che sfocia nella parte finale in una cavalcata velocissima che introduce all’ultima canzone dell’album. The Glance Of Fame fa infatti da chiusura e, vista la canzone, meglio di così non potevano terminare. Impenetrabile come un muro di cemento questa traccia ha la forza di tenerti incollato fino alla fine in un vortice di suoni e emozioni pazzesco.

Eviterei anche di fare una conclusione: chi ha letto per intero la recensione ha certamente capito a che album ci troviamo davanti. I Mob Rules hanno fatto di tutta l’esperienza accumulata un tutt’uno, riuscendo a pubblicare un disco che collocherei direttamente tra i migliori di tutto il 2009. Consigliato, consigliato, consigliato, senza se e senza ma: chi ama il Power e l’Heavy avrà sicuramente di che godere, non ci sono dubbi.

Luca Dei Rossi

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Tracklist:
1. Children Of The Flames    
2. Trial By Fire * MySpace *
3. Warchild
4. Astral Hand * MySpace *
5. The Oswald File (Ethnolution Part II – A Matter Of Unnecessary Doubt)

Prologue – Chapter I
Desperate Son – Chapter II
11-30 AM – Chapter III
Unnecessary Doubt – Chapter IV
A Dead Man’s Face – Chapter V
Did You Reach The Sun- – Chapter VI  

6. Waiting For The Sun    
7. The Glance Of Fame

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