Recensione: Tale of the Two: Dusk

Di Valeria Campagnale - 19 Novembre 2025 - 8:30
Tale Of The Two:Dusk
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La band finlandese di metal power/speed/sinfonico, Dragon Throne ha pubblicato il secondo full-lenght “Tale Of The Two: Dusk”, anticipato dal singolo “Dream Of A World” il il 15 novembre.
“Tale of The Two”, è un concept che narra una storia epica di perdita, amore, famiglia e vendetta. È una fusione di un racconto profondamente personale con elementi fantastici, una battaglia contro il nemico più forte che esista: la propria mente.
Invece dei temi mediorientali presenti nell’album precedente, la band ha deciso di viaggiare più a est, verso la terra del sol levante. Oltre agli strumenti classici utilizzati nel lavoro precedente della band, l’album presenta molti strumenti tradizionali usati in Giappone e Cina, come il koto, l’erhu e lo shakuhachi.
Rispetto al suo predecessore, “Tale of The Two” è più complesso e progressivo, e non teme di correre rischi nelle sue composizioni. Trae influenze da molteplici fonti ed è disposto a mescolare stili diversi per suonare il più unico possibile.
Con la sua recente pubblicazione, “Tale Of The Two Dusk”, il trio finlandese Dragon Throne propone un’opera Symphonic/Power Metal complessa, volta a integrare la tradizione narrativa del genere con una densa orchestrazione.
L’apertura con“炎” (Fiamma) stabilisce un’immediata premessa sonora imponente. La combinazione di drumming propulsivo, complessi pattern chitarristici e la delivery vocale energica di Korhonen definisce il contesto mitologico. Il brano evidenzia la capacità della band di costruire archi di tensione drammatica, posizionando l’orchestrazione non come un accessorio, ma come parte integrante del tessuto narrativo incentrato su temi di conflitto e onore.
“Dream of A World”, il secondo brano, sviluppa l’atmosfera con enfasi sul nucleo Power Metal dei Dragon Throne, caratterizzato da riffing veloce, assoli melodici e ritornelli di facile presa. La performance vocale di Korhonen è efficace nel trasmettere sia l’urgenza narrativa che una certa risonanza emotiva. Ciononostante, il pezzo mostra una prevedibilità strutturale che lo allinea strettamente ai canoni del metal eroico.
La title track “Tale of The Two” funge da fulcro concettuale, estendendosi oltre gli otto minuti. L’obiettivo di proporzioni epiche è perseguito tramite il dispiegamento delle massime velleità sinfoniche dell’album. L’abilità orchestrale di Korhonen è percepibile: le sezioni arrangiate riescono a tratti a fondersi con la componente Metal, ma in diversi passaggi appaiono eccessivamente stratificate. La complessità strutturale, sebbene frutto di ambizione, manifesta la tipica tendenza alla dispersione riscontrabile in certi concept album Symphonic Metal. Nonostante le criticità, l’impegno compositivo risulta tangibile.
“Revelation” introduce una variazione dinamica, caratterizzata dalla fusione di ritmo e melodia in un blocco Metal estremamente incalzante. Il contributo di Antti Liimatainen alla chitarra si distingue per il livello tecnico, mantenendo una funzionalità strumentale e contribuendo significativamente alla tensione complessiva del brano. La batteria di Tommi Laitinen aggiunge dinamismo, assicurando precisione e potenza anche nelle sezioni più dure.
“Absolution” rappresenta un’inversione di tendenza verso una dimensione più riflessiva. Gli elementi orchestrali vengono messi in risalto, mentre chitarre e batteria assumono un ruolo di supporto. L’interazione tra melodia malinconica e una performance vocale incisiva crea un’intensità emotiva che offre una pausa dinamica nel flow dell’album. Tuttavia, il pezzo non si discosta completamente dalla propensione generale dell’opera a una sovrapposizione eccessiva di idee musicali.
“Honorbound” ritorna al Power Metal energico e di impianto corale. Qui la band dimostra maggiore efficacia nel produrre hook memorabili all’interno di un sound epico. Il brano risulta complessivamente più coeso e immediatamente accessibile rispetto alle composizioni orchestrali più lunghe. Degna di nota è la chitarra, che esibisce assoli precisi e progressioni armoniche ben integrate nel substrato orchestrale.
La traccia conclusiva, “Dragon Throne”, funge da sintesi delle qualità e delle problematiche dell’album. Se da un lato presenta orchestrazioni di impatto, riff potenti e un cantato di stampo eroico – tratti essenziali del Symphonic Metal – dall’altro risulta in alcuni passaggi sovraccarica, con transizioni frequenti che compromettono la fluidità d’ascolto. Nonostante i limiti, il brano conferisce una chiusura tematicamente coerente.
In sintesi, “Tale Of The Two: Dusk” produce una percezione critica mista. I Dragon Throne dimostrano capacità compositive e ambizione con una efficace integrazione tra arrangiamenti orchestrali e aggressività Metal, nei ritornelli incisivi e nella solida performance vocale di Santtu Korhonen, offrendo materiale di interesse per il pubblico amante del Symphonic e Power Metal. Coloro che apprezzano architetture sonore complesse ed epiche troveranno passaggi degni di nota. L’album poggia su basi concettuali solide e una notevole creatività, un’opera ambiziosa che, sebbene non raggiunga sempre la precisione esecutiva ottimale, conferma il potenziale dei Dragon Throne di rivestire un ruolo significativo nella scena, a condizione di affinare l’equilibrio tra opulenza strumentale e rigore compositivo.

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