01. MASTODON - "Leviathan"
02. SLIPKNOT - "Vol. 3: (The Subliminal Verses)"
03. THE HAUNTED - "rEVOLVEr"
04. THE DILLINGER ESCAPE PLAN - "Miss Machine"
05. ISIS - "Panopticon"
06. SOCIAL DISTORTION - "Sex, Love And Rock 'n' Roll"
07. KOMA - "Tsunami"
08. CULT OF LUNA - "Salvation"
09. BAD RELIGION - "The Empire Strikes First"
10. BRONX - S/T
11. DISMEMBER - "Where Ironcrosses Grow"
12. THE HIVES - "Tyrannosaurus Hives"
13. BEHEMOTH - "Demigod"
14. DEATHSPELL OMEGA - "Si Monvmentvm Requires Circvmspice"
15. BLOODBATH - "Nightmares Made Flesh"
16. NEUROSIS - "The Eye Of Every Storm"
17. IN FLAMES - "Soundtrack To Your Escape"
18. THE ACCIDENTS - "All Time High"
19. TOTALT JÄVLA MÖRKER - "Människans Ringa Värde"
20. CONVERGE - "You Fail Me"

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Gli anni passano per tutti ma non per Blackie Lawless: maglia numero 81, Jackson targata Raiders, ginocchiere con frange e calzamaglia nera degna del miglior Robin Hood (quello di Mel Brooks ovviamente). E musicalmente? Nessuna paura. La band è in grande forma e la voce del buon vecchio Blackie non manca all'appello. Se già al Gods Of Metal i W.A.S.P. avevano entusiasmato dando vita a una esibizione da cardiopalma, in quel di Firenze le cose vanno ancora meglio...

I tanti giunti al Tenax vengono immediatamente investiti dalla carica di una band che decide di cominciare come meglio non si può, e dopo la consueta formula d'apertura con il medley a tre (quest'oggi On Your Knees, Inside The Eletric Circus e Hate To Love Me) arrivano altrettanti classici immortali di una giovinezza sfacciata e impudente: un trittico formato da L.O.V.E. Machine, Wild Child e Animal (Fuck Like A Beast) che scatena il delirio sotto le transenne. Senza dubbio questa prima grandiosa mezzora, per risposta del pubblico e attitudine della band, è l'apice della serata.

Molto ben riuscita la seguente Come Back To Black, estratta dall'ultimo The Neon - God Part 2: The Demise, che in sede live, grazie soprattutto ad un palm muting molto marcato, si presenta con un notevole guadagno in potenza e aggressività, divenendo ottimo punto di allaccio tra la prima parte dello spettacolo e la seconda. Eh sì, perché come in un viaggio attraverso la propria carriera, dopo una partenza clamorosa votata alla pura sfrontatezza rock'n'roll degli esordi, i W.A.S.P. cominciano a pescare dai “dischi di mezzo”. Propongono classici come The Headless Children o The Idol, proseguendo in uno show che se perde qualcosa in grinta e groove, guadagna in intensità emotiva e interpretazione, con Blackie Lawless che abbandona la chitarra e si arrampica sulla sua immancabile moto-scheletro cosparso di unguento fluorescente. Il momento più lento e riflessivo viene infranto alla grandissima dall'inno I Wanna Be Somebody, che come da copione chiude il primo set.

Qualche minuto di riposo e i W.A.S.P. si ripresentano sul palco per il bis: è la volta del primo Neon God con The Raging Storm. La band lascia ancora il palco, qualche istante per i cori dei presenti che invocano a gran voce la formazione di nuovo sul palco ed ecco il secondo e ultimo encore: la spettacolare e devastante Blind In Texas, che mette la parola fine a un'esibizione non particolarmente lunga (15 pezzi per circa 80 minuti) ma decisamente più che convinvente.


Ottima prova e promozione a pieni voti dunque per la seconda tappa della visita in terra italica dei W.A.S.P.. Grandissimo Blackie Lawless, trascinatore assoluto, con una voce in serata di grazia completa e una presenza scenica che è ormai una sicurezza. Ben fatta la selezione dei pezzi proposti, che mandano a casa soddisfatti sia i fan della prima ora, quelli che preferirscono i rockers selvaggi dei primi album (presente!), sia coloro che prediligono il nuovo corso più riflessivo e introspettivo. Personalmente mi dispiaccio della mancanza di un paio di nomi come Chainsaw Charlie e Helldorado, quest'ultima tornata in rotazione per questo tour ma non presente nella setlist fiorentina. Lungi da me però avere recriminazioni o rammarichi: lamentarsi di un concerto così vorrebbe dire aver perso il senno…

 

Alessandro 'Zac' Zaccarini

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I Sayyadina (Grindcore dalla Svezia, con un ottimo nome in ambito underground) hanno finalmente pubblicato il loro primo full-lenght, dal titolo Fear Gave Us Wings.

La copertina la trovate a questo indirizzo; il cd uscirà sotto Sound Pollution (l'edizione in vinile sotto Yellow Dog Records). Qui trovate un sample mp3.

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E' online il sito della Motorhead tribute band dei Bombers ( www.bombers.no ), di cui fa parte Abbath, frontman degli ormai da tempo disciolti Immortal.

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I power metallers Brainstorm hanno deciso di posticipare la pubblicazione del loro prossimo album, Liquid Monster, al 4 Aprile 2005 e non più il 28 Febbraio come precedentemente comunicato. La decisione è stata presa in modo da avere maggior tempo per registrare e creare un album migliore per i fan, questo secondo le parole del chitarrista Torsten Ihlenfeld. Ad inizio Marzo, uscirà comunque il nuovo singolo All Those Words, che conterrà nuove canzoni e dei video clips.

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Roberto Tiranti è in questi mesi in tour per presentare il suo singolo che farà da apripista al nuovo album, attualmente in lavorazione. "Sinceramente" è, il titolo del brano che, con il suo rock melodico e accattivante, si presenta come la sintesi armonica e matura di circa quindici anni di itinerari musicali differenti. Per citarne qualcuno: singer dei nostrani Labyrinth, l'eccellente performance nel musical 'I dieci comandamenti' dove vestiva i panni del faraone Ramses II e la collaborazione durata sette anni con gli storici New Trolls. Roberto Tiranti in queste settimane sta ultimando i brani che comporranno il suo primo album da solista: un lavoro importante e delicato perché permette ad un artista già rodato e apprezzato, di intraprendere un nuovo coraggioso cammino. In fondo, è proprio questo che fa di un cantastorie, un artista vero e autentico! Tiranti dal vivo rifletterà questo spirito. Il tour si svolgerà presso i principali club italiani. La band che lo accompagnerà è formata da tre elementi: Marco Cravero e Andrea Maddalone alle chitarre e Roberto Maragliano alla batteria. Tiranti dal vivo suona il basso.

Per ogni info: www.robertotiranti.com [post_title] => Roberto Tiranti (Labyrinth): progetto solista [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => roberto-tiranti-labyrinth-progetto-solista [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2019-08-24 07:35:26 [post_modified_gmt] => 2019-08-24 07:35:26 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => [menu_order] => 1 [post_type] => post [post_mime_type] => OK [comment_count] => 41649 [filter] => raw ) [18] => WP_Post Object ( [ID] => 41384 [post_author] => 0 [post_date] => 2004-11-27 00:00:00 [post_date_gmt] => 2004-11-27 00:00:00 [post_content] =>

Gli svedesi The Project Hate, guidati da Jörgen Sandström ( ex-Entombed e Grave ), entreranno in studio a Febbraio per registrare il loro quarto studio album. L'uscita del full-length è prevista per la prossima estate sotto l'etichetta Threeman Recordings.

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Ad aprire la serata alle ore 20.20 ecco gli Unholy Storm, band torinese composta da tre membri (Negatium Corporis - basso e voce, Nebiros - chitarra, Shadowmaster - batteria) che si è esibita per meno di 30 minuti proponendo un discreto black metal. Non avendo potuto preparare in tempo nessun pezzo dei Bathory per l'evento, dopo l'improvviso ritiro dei Frostmoon Eclipse, i tre torinesi hanno presentato sei brani propri, caratterizzati da diversi e complessi cambi ritmici, componenti pagane, stacchi acustici, intermezzi melodici e ottimi riffs/temi di chitarra, trasmettendo la violenza più pura del black grezzo, ma attenuandola professionalmente senza risultare eccessivi o stancanti. Al momento gli Unholy Storm stanno registrando il primo demo, in cui saranno inserite le canzoni mostrate al tributo di domenica: tra queste è convincente in particolare “Pagan Tears”, composta da una contrapposizione tra parti sostenute e pause atmosferiche. In generale la band è tecnicamente abbastanza matura, ma le difficoltà a mio parere sorgono nell'ambito dei testi e del cantato, che dovrebbero essere perfezionati in futuro, anche in sede live. Nonostante il pubblico non sia stato molto caloroso, la prestazione è apparsa sicuramente buona, considerando la tempestività con cui hanno risposto positivamente per lo spettacolo.

Secondi a salire sul palco del Sitting Bull/Defender sono stati i concittadini degli “Unholy Storm”, i “Black Flame” (Cardinale Italo Martire - voce e chitarra, Serpentrax - basso, m:A Fog - batteria), reduci dalla recente pubblicazione del full lenght “Torment and Glory”. Pur essendo certamente più esperti dei precedenti, hanno avuto alcune carenze stilistiche durante il concerto, nonostante l'ottima prestazione tecnica, inserendo vera ferocia e violenza nei riffs insostenibili suonati.
Le note convincenti della loro esibizione sono stati indubbiamente i tre pezzi dei Bathory (“Possessed”, “The Stallion” e “The Rite Of Darkness”), rivisitati musicalmente dai tre e interpretati in maniera convincente.
Penetrante la voce in screaming, deliranti i riffs di batteria: questi sono i due elementi fondamentali del sound dei “Black Flame”, che si dimostrano padroni incontrastati del palco e del pubblico nella prima parte della serata. Terminata la loro buona performance di 45 minuti, è toccato ai novaresi “The True Endless” deliziare i padiglioni auricolari dei presenti.

La band, composta di quattro elementi (basso, chitarra, voce e batteria), propone un buon Raw Black diretto e potente, inframmezzato da mid-tempo che non fanno altro che aggiungere profondità e spessore alle canzoni. Colonne portanti del gruppo sono stati sicuramente il batterista, un vero mostro, ed il cantante, che, anche se aiutato da un effetto che distorceva la voce, si è fatto valere in più di un'occasione. Ovviamente un gruppo così non poteva che suonare canzoni dell'epoca Black dei Bathory: e infatti hanno eseguito due fantastiche cover di “Raise The Dead” e “Woman Of Dark Desires”, in cui ho davvero molto apprezzato il riadattamento vocale del cantante, assai più estremo di quello cantato da Quorthon. L'unica parte del loro concerto che non mi ha convinto appieno è stata la cover di “Home Of The Once Brave”; mi sembra che usando il growl abbiano travisato lo spirito della canzone facendole perdere tutta la sua maestosa epicità. L'unico difetto che posso trovare nella loro comunque molto buona performance è un certo senso di vuoto che si avvertiva durante tutta l'esibizione, che, secondo me, sarebbe colmato appieno dall'uso di una seconda chitarra. Molto bravi in ogni caso.

Ma sia gli “Unholy Storm” che i “Black Flame” che i “The True Endless” non reggono il confronto con il gruppo (o forse dovrei dire il personaggio) che è stato l'indiscusso dominatore della serata; “Fearbringer”. Non avevo mai sentito niente di questa seppur –relativamente- famosa one-man band, ma subito dopo il concerto non ho potuto fare a meno di precipitarmi al banchetto ad acquistare “Le Notti Del Peccato”. Le canzoni in sé sono già molto belle, sentite, drammatiche, ma dal vivo acquistavano un fascino ed un potere d'attrazione veramente notevole e non da tutti. Tutto questo per non parlare dell'incredibile carisma del Fearbringer, un ragazzo a cui non avresti dato un centesimo, prima di vederlo in azione. Ma imbracciata la chitarra, si è rivelato per quello che realmente è: un animale da palcoscenico, senza mezzi termini. Ha retto lo show in maniera sopraffina, catturando l'attenzione dei presenti e coinvolgendo l'intero locale da subito. Come se non bastasse, a mio parere è l'unico ad aver compreso lo spirito della serata: nessuno di noi era lì per sentire le nuove leve del Black italiano, per scandagliare nell'underground in cerca di qualche chicca. Eravamo lì per rendere il nostro doveroso omaggio ad una delle menti più geniali dell'intero movimento Metal, Quorthon, scomparso troppo presto e troppo velocemente perché ancora oggi non si senta terribilmente la sua mancanza. E questo “Fearbringer” l'ha capito immediatamente. Ha cominciato suonando un'eccellente versione di “Call From The Grave”, e ha continuato con una versione altamente evocativa di “The Lake”, dimostrando agli astanti di avere una voce pulita straordinariamente epica e visionaria. Dopo gli altri pezzi tratti dal progetto “Fearbringer” e dagli altri mille gruppi di questo poliedrico artista (l'Armata di Carona, “Tunguska”…), il cui migliore resta secondo me “Le Notti Del Peccato”, davvero trascinante, la serata si è chiusa con un commovente rifacimento di “A Fine Day To Die”, che ha coinvolto tutti i presenti, nessuno escluso, stregati dalle immortali note di Quorthon e dall'innegabile presenza scenica del “Fearbringer”.

E' stata una serata commovente, senza dubbio. Chissà se Quorthon poteva sentirci, chissà se si è fermato un attimo nel suo infinito viaggio per ascoltare quello che dei poveri mortali sono riusciti a mettere insieme per rendergli omaggio. Chissà se tutto questo gli avrebbe fatto piacere, lui che non era certo tipo da celebrazioni ed elogi, lui che per primo scherzava sulla sua fama da satanista “cocksucker of Odin”… certo è che non ti scorderemo mai, Thomas, e serate come quelle di domenica scorsa sono la prova tangibile di quanto hai fatto per tutti noi, nel corso della tua vita. Una volta di più, Grazie.
Hail To The Hordes!

Edoardo “Opeth” Baldini
Alberto “Olaf” Sansone

foto di Mario Munaretto - elaborazione web di Alex "Engash-Krul" Calvi

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Gli svedesi The Project Hate, guidati da Jörgen Sandström ( ex-Entombed e Grave ), entreranno […]

Report Bathory Tribute 21-11-04 presso Sitting Bull/Defender di Certosa di Pavia
26 Novembre 2004

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“Under the Sign of the Black Mark Night” – Questo il nome del tributo alla […]