Recensione: A Bit Closer to Heaven

Di Simone Volponi - 11 Settembre 2015 - 23:00
A Bit Closer to Heaven
Band: Nergard
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2015
Nazione:
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75

Seconda uscita per il progetto del polistrumentista norvegese Andreas Nergard, a distanza di due anni dal debutto “Memorial for a Wish“. L’album in questione si colloca nel filone delle rock opera, sulla falsa riga dei vari Avantasia, Ayreon e Avalon, seguendo più un canone da musical rock, dove la melodia la fa da padrona. Quindi troviamo al suo interno un concept interpretato da vari cantanti, tra cui annoveriamo il grande Ralph Scheepers (Primal Fear), la sirena Elize Ryd (Amaranthe), Nils K. Rue dei Pagan’s Mind e Micheal Eriksen dei Circus Maximus solo per citare i più in vista.

Il trittico iniziale vale da solo l’acquisto del cd. Si parte con il riff incisivo e ruvido di “Light and Shadows“, dove il timbro priestiano di Scheepers si intreccia con quello roccioso di Nils Rue, contrappuntati nelle strofe dal growl efficace di tale Ole Martin Moe, per poi aprirsi in un ritornello melodico dominato dal leader dei Primal Fear. Interessante anche lo stacco centrale con inserti di pianoforte, strumento dominante insieme alle chitarre per tutto l’arco del disco.

Segue “Fall From Grace” eseguita da Thomas Loseth (Tempo) con l’inserimento di cori femminili, un pezzo quasi AOR nell’andatura, anch’esso dotato di un ritornello arioso che si stampa subito in testa.

Ma è con la terza song, “On Through The Storm” che troviamo il pezzo da novanta del lavoro, la sua colonna portante. Impreziosita dalla performance di Elize “prezzemolina” Ryd, di sicuro una delle cantanti più ricercate di questi tempi, in duetto con la voce carezzevole dell’ottimo Andi Kravljaca (Silent Call), la track in questione è una ballad emozionante, intensa, che ci trasporta nei magnifici scenari norvegesi, con il cielo cristallino che ti abbraccia in brume commoventi. Ottimo l’intreccio vocale nel ritornello da brividi, con la Ryd che spreme al massimo la propria ugola, lasciando in studio qualche adenoide sacrificata sull’altare della musica che diventa pura arte.

L’album prosegue sulla scia, con la melodia sempre presente e un songwriting mai in calo. “Let It Come“, cantata da Micheal Eriksen è un altro pezzo dallo stile AOR, “Help Me Through The Night ” bilancia in robustezza, “I Will Find You” è una ballad oscura, mentre la titletrack è incalzante e dotata dell’ennesimo ritornello azzeccato. Conclusione affidata a “When All I Want Is You“, con la norvegese Sunniva Unsgard che ricorda l’approccio vocale di Amanda Sommerville (e il pezzo non sfigurerebbe in un lavoro del buon Tobias Sammet) in una ballad armoniosa dove il piano domina di nuovo la scena, conducendo placidamente alla fine del viaggio.

Un gran bel disco questo di Nergard, consigliato a chi dalla musica pretende qualità assieme ad una bella, corposa, dose di emozioni. Non fatevelo sfuggire.

 

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