Recensione: Balls to the Wall – Reloaded

Di Manuel Gregorin - 18 Aprile 2025 - 8:00
Balls to the Wall – Reloaded
Genere: Heavy 
Anno: 2025
Nazione:
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70

Ammetto di aver sempre avuto una certa diffidenza nei confronti dell’usanza di ri-registrare album del passato. Un’operazione spesso guardata con sospetto dai più, essendo percepita come un tentativo di sfruttare ulteriormente un successo già affermato, nella speranza di riuscire a spremere gli ultimi spiccioli. In alcuni casi, può addirittura essere vista come un espediente per celare una mancanza di idee nuove.
Fatto sta che, negli ultimi anni, questa pratica ha avuto una certa diffusione, venendo sempre giustificata con varie motivazioni. Chi facendo appello alla necessità di dare una resa sonora migliore all’album, qualcun altro invece per aggiornarlo in una veste più contemporanea. Poi c’è chi ritiene di aver trovato, dopo anni, la formazione di musicisti idonea per far rendere le canzoni al meglio, e così via.

Pur ammettendo che a volte, dietro queste operazioni, possano anche celarsi delle buone intenzioni e che i prodotti finali siano anche di una certa qualità, ho sempre ritenuto che ogni album sia figlio della sua epoca. Nonostante tutti i difetti che possano esserci, come averlo registrato in uno studio ricavato da una cantina, l’inesperienza dei musicisti, produzione da demo, o la tecnica ancora approssimativa, ogni disco rappresenta lo spirito che la band aveva all’epoca. Un’irripetibile fotografia di un determinato periodo, che cercare di riprodurre successivamente non pare avere molto senso.
Un esempio possono essere i primi album dei Sepultura, recentemente ri-registrati dai fratelli Cavalera. Nonostante la qualità migliore delle nuove edizioni, non potranno mai sostituire i lavori originali. Possono far capire l’importanza di avere una buona produzione, ma non possono replicare l’istinto e la fame di gloria di quattro ragazzi dei sobborghi di Belo Horizonte, bramosi di seguire le orme di Slayer e Venom.

Fatta questa premessa, eccoci qua a parlare di “Balls To The Wall Reloaded“, nuova edizione dello storico album degli Accept uscito nel 1983, e qui rivisitato dal cantante Udo Dirkschneider con la sua band solista. L’idea iniziale di Udo era di celebrare l’album della sua ex band con un tour. Poi, conversando con numerosi colleghi musicisti, gli è arrivato l’input di registrare in una nuova veste l’album intero.
Lo stesso cantante, infatti, ha recentemente spiegato: “Ai festival, alcuni musicisti venivano da me e chiedevano, ‘Oh, fai qualcosa di speciale per il 40° anniversario di ‘Balls?’, ed io rispondevo, ‘Sì, un tour’. Poi loro ancora ‘Sai che adoro questa canzone. Mi piacerebbe cantarci sopra’. E da lì ho iniziato a sviluppare l’idea.”.

Ed ecco così, che nasce “Balls To The Wall Reloaded“, dove Udo celebra lo storico album, condividendo il microfono con una serie di nomi illustri, selezionati tra le fila di Helloween, Kreator, Sabaton, Twisted Sister e molti altri.
Con l’ingresso del bassista Peter Baltes nella sua band solista, Udo può vantare ben due quinti della line-up che registrò “Balls To The Wall” nel 1983. Un dettaglio, questo, che nemmeno gli Accept attuali possono vantare, essendo rimasto solo Wolf Hoffman della formazione di quegli anni.

La copertina si presenta in una veste completamente nuova. La foto con il tizio che tiene le palle in mano (non “quelle” palle), viene sostituita da un disegno raffigurante una sfera demolitrice che si schianta contro un muro. Rimane invece invariata la tracklist, con i brani disposti nella medesima successione del lavoro originale.

Si parte quindi con la title track, che vede Udo affiancato dal primo ospite, Joakim Brodén dei Sabaton. Il vocione di Brodén dona maggior enfasi al pezzo, conferendogli ancora di più le caratteristiche di un vero inno. Personalmente, non riesco ad immaginare una persona più adatta di Biff Byford per “London Leatherboys“. La traccia avrebbe potuto tranquillamente trovarsi su un disco dei Saxon, diventando un classico anche in quel caso. Ed infatti, quel ragazzaccio di Biff pare proprio divertirsi come un matto a duettare con il suo collega tedesco.

La struttura dei brani non differisce molto dalla versione originale, e si punta a porre maggiormente l’attenzione sui duetti fra Udo e i suoi ospiti. Una scelta questa, probabilmente atta a voler mettere in evidenza l’aspetto celebrativo alla base di “Balls To The Wall Reloaded”. La nuova versione di “Fight It Back” ne esce rafforzata grazie ai ruggiti di Mille Petrozza, mentre “Head Over Heels” vede all’opera Nils Molin, vocalist di Dynazty e Amaranthe. La voce più elegante di Molin, rispetto a quella di Udo, da un sapore nuovo al brano, rendendolo uno degli episodi più interessanti del disco.

Ad Ylva Eriksson dei Brothers Of Metal, spetta cimentarsi in “Love Child”. Nonostante, fra quelli coinvolti, Ylva sia l’artista con meno anni di carriera alle spalle, si dimostra all’altezza dei suoi colleghi, offrendo una buona prova. Anche Danko Jones fa la sua bella figura su “Turn Me On“, mentre “Losers And Winners” pare proprio un brano fatto su misura per Dee Snider. Insieme a Udo infatti, i due formano una coppia elettrizzante che riesce letteralmente a fare scintille.
Lascia un po’ perplessi la prova di “Ripper” Owens su “Guardian Of The Night”. Pare che Owens, si limiti a fare semplicemente da spalla a Mr Dirkschneider, senza cercare di dare un suo tocco personale, come hanno fatto più o meno, gli altri ospiti presenti.

Infine, chiudiamo con gli episodi a nostro parere più meritevoli: “Losing More Than You’ve Ever Had” con Michael Kiske e “Winter Dreams” con Doro Pesch. Entrambi sfoderano due prestazioni di gran classe, tanto che lo stesso Dirkschneider, consapevole del potenziale dei due ospiti, tende a lasciar loro maggior spazio nei rispettivi brani. Kiske offre una prova con cui si impadronisce del pezzo, arricchendolo con la sua riconoscibile timbrica. Riguardo a Doro, invece, la bionda Metal Queen si immedesima in un’interpretazione molto passionale, dimostrando ancora una volta di saperci fare, tanto sui pezzi energici quanto sulle ballate come questa.

In definitiva, “Balls To The Wall Reloaded” è un disco di per sé piacevole, con il suo punto di maggior interesse essenzialmente sui duetti fra Udo Dirkschneider ed i vari ospiti. Per il resto i brani sono rimasti abbastanza fedeli alla versione originale: una scelta sensata, visto che stiamo parlando di un album che, già di per sé, era perfetto. Un lavoro indicato ai fans degli Accept e non, che siano curiosi di sentire una nuova versione di alcuni vecchi cavalli di battaglia della band, interpretati da nomi celebri del panorama metal. Per chi non dovesse conoscere “Balls To The Wall“, ritengo che l’ascolto dell’originale del 1983 sia un passaggio obbligatorio, prima di avvicinarsi eventualmente a questa riedizione.

Possiamo considerare “Balls To The Wall Reloaded” come un svago, con cui Udo si è divertito, facendo divertire i suoi ospiti e gli ascoltatori. Per il resto, “Balls To The Wall” targato 1983 rimane lì, intoccabile al suo posto. Come del resto è giusto che sia.

 

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