Recensione: Keep Rock’n Roll Alive

Di Fabio Vellata - 30 Novembre 2022 - 0:01
Keep Rock’n Roll Alive
Band: The Rocker
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Hard Rock 
Anno: 2022
Nazione:
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78

Non si può non provare grande simpatia ed ammirazione per una band come i The Rocker.
Arrivati al terzo album in carriera, sono un inno alla coerenza e ad uno stile che oltre ad essere pura attitudine è manifesto di vita.

Keep Rock n’Roll Alive“: non c’è da sorprendersi nell’ascoltare quello che il gruppo dell’ottimo frontman Edo Arlenghi propone con pervicacia da qualche anno. Il suo essere devoto seguace di certi canguri australiani è un qualcosa di impossibile da celare e sopprimere. Un modo di intendere il rock che quando non è espressamente derivato agli Ac/Dc come nei Riff-Raff – cover band di Angus Young e compari – è comunque un’anima che si muove sotto traccia anche nei The Rocker, gruppo con cui Arlenghi dimostra di possedere non solo quella che è un’autentica vocazione.
Ma pure un buonissimo e credibile estro artistico.

Un disco che omaggia il “Rock Maledetto” fin che si vuole, condito da storie sanguinose, veraci, ruvide e al limite del pulp. Che però è al contempo scorrevole, ricco di doti come facilità d’ascolto ed orecchiabilità. In poche parole, un album che nella sua semplice concezione, reca al suo interno quella miracolosa formula che a partire dagli Stones e da Hendrix, ha girato l’intero globo catturando l’attenzione di milioni di ascoltatori senza mai tradirsi troppo con contaminazioni o altre diavolerie.
Una bella chitarra che spara riff in sequenza, ritmiche svelte, una voce graffiante e qualche buona trovata melodica.
Roba che detta così pare facilissima. Ma che non è poi così banale da mettere in pratica con efficacia.
Un campo in cui i The Rocker riescono in scioltezza come già accaduto con gli album precedenti, il sardonico “Italian Bastards” e “Blood, Strength & Soul”.
In particolare da osservare poi come, ad un pugno di canzoni scritte con la sicurezza di chi il genere lo sente scorrere nelle vene, si vadano a sommare suoni perfetti, arrangiamenti e confezione di alto profilo. L’evidenza di un complesso che cerca di unire alla verace attitudine del rock sanguigno, l’eleganza formale dei migliori prodotti di settore.

Come da canovaccio consolidato, è ad ogni modo il divertimento ciò che meglio si rintraccia ascoltando un cd dei The Rocker. Sventagliato sulla base di testi mai edulcorati o zuccherosi, che in brani come l’iniziale title track, “They Can’t Kill Your Idols”, “Take to the Limit” o la clamorosa “One Minute” si fa davvero corposo e soddisfacente.
Riuscita anche la cover di “Police on my Back“, brano portato al successo dai The Clash e risalente al 1980, innestato come un tessera di un puzzle nel contesto puramente rock dell’album.
Ottimi risultati ottenuti senza strafare o compiere scelte rivoluzionarie. Perseguiti invece, solo con le armi della coerenza e della devozione verso l’hard rock che per tanti di noi rappresenta da sempre una autentica ragion d’essere.

Bravi dunque Arlenghi e suoi The Rocker, nell’aver confezionato nuovamente un disco assolutamente godibile, che non ha la pretesa di assestare colpi poderosi alle classifiche ma coglie nel segno con la genuinità di chi desidera mantenere viva la fiamma del rock.
In barba a trend, mode imperanti o spinte artificiosamente innovative…

 

https://www.facebook.com/edoardo.arlenghi

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