Recensione: Zwart Vierkant: Slotstuk

Di Alessandro Rinaldi - 16 Aprile 2025 - 0:02
Zwart vierkant: Slotstuk
Band: Grey Aura
Etichetta: Avantgarde Music
Genere: Avantgarde 
Anno: 2025
Nazione:
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Li avevamo lasciati nel 2021, nel periodo post Covid e tutte le problematiche ad esso connesse, con l’ottimo Zwart Vierkant, un disco sperimentale, dalle diverse sonorità.

Il ritorno dei Grey Aura è nel segno della continuità, infatti, Zwart Vierkant Slotstuk, è la prosecuzione del suo predecessore: un viaggio nell’intersezione tra arte astratta e disintegrazione psicologica raccontato attraverso la musica. Questo nuovo passaggio approfondisce la seconda metà del romanzo di Ruben Wijlacker, De Protodood In Zwarte Haren, in cui il tentativo di Pedro, un pittore modernista del ‘900, di smantellare la realtà fisica, lo porta ad un passo dalla follia. Egli rimane affascinato dal quadrato nero di Kazimir Malevich, un emblema del puro sentimento astratto e del rifiuto della rappresentazione naturale. Per Pedro, questo vuoto, è una porta d’accesso a un potenziale artistico e spirituale illimitato. Mentre la sua ossessione cresce, il protagonista entra in contatto con un gruppo di artisti di Utrecht e li convince ad unirsi a lui nella costruzione di un’ opera d’arte totale, il Gesamtkunstwerk, un’incarnazione tridimensionale del quadrato nero: per arrivare a questo risultato, spinge se stesso ed i suoi compagni a compiere atti bizzarri e criminali, fino al raggiungimento della sua creazione definitiva, ovvero un Vuoto Assoluto, una rappresentazione agghiacciante della morte del regno fisico e il culmine della sua ideologia artistica.

Anche da un punto di vista grafico, c’è una continuità: l’artwork, opera di Tyler Scully, infatti, utilizza gli stessi colori principali di Zwart Vierkant, in cui spicca un giallo acceso, che colpisce immediatamente l’attenzione e la focalizza sul soggetto, un volto umano artisticamente sfigurato, in cui si possono vedere perfino i rilievi delle pennellate.

Il disco ha una durata di 47 minuti spalmati in 11 canzoni, di cui tre rappresentano brevi e intensi passaggi che “spezzano” l’ascolto. Zwart Vierkant: Slotstuk segue e migliora il suo predecessore, realizzando una oscura tavolozza musicale sulla quale ci sono le incrostazioni dei colori usati. Le atmosfere sono soffocanti, tetre, opprimenti, pronte ad esplodere in un piacevole e chiassoso caos musicale, in cui emergono una pluralità di suoni, spesso stridenti tra loro, ma che assemblati, generano una piacevole quanto visionaria proposta musicale. E per perseguire questo scopo, i Grey Aura si avvalgono di alcuni special guests: Ruben Schmidt al violoncello e Alberto Pérez Jurado alla tuba e al trombone. Si parte con Daken Als Kiezen in cui spicca il cantato di Wijlacker: una voce distorta, come quella di un personaggio soprannaturale di un film horror, che dà un profondo senso di angoscia e che si ripete nel corso del disco. Più ritmata, De Ideologische Seance, in cui si apprezza il lato meramente costruttivo e creativo della band, alternando il cantato sporco a quello pulito con sonorità trash e oscure. Con Een Uithangbord Van Wanhoop si toccano apici di malinconia e probabilmente è il passaggio migliore di Zwart Vierkant: Slotstuk, con una bellissima apertura di chitarra e il rumore della pioggia in sottofondo: un piccolo gioiello armonico, in cui ben presto l’oscurità prendere il sopravvento. Più rabbiosa, quasi furente, Opgehangen Afgrond, con chitarre tonanti e una voce rabbiosa. Dopo il piccolo intermezzo acustico di Nachten Zonder Dagen, arriviamo a De Stem, Nu Als Zeeboezem, in cui le dissonanze tornano ad essere protagoniste. Natalia Goncharova è una composizione passionale, breve e come Nachten Zonder Dagen, che spezza l’ascolto. Tussenspel: Stille Zon ha ritmi decisamente lenti su cui ricamano sopra le chitarre e la disperazione della voce di Ruben Wijlacke. Sonorità più trash per Moordend Ongeluk che aumentano quel senso di oppressione del disco con brusche accelerate che enfatizzano il lato più creativo della band. Dopo il solito passaggio acustico (Tussenspel: Stille Zon), questa volta quasi tarantellesco, arriviamo all’epilogo della storia di Pedro, con Slotstuk, la sintesi del suo viaggio. Un brano potente, oscuro, asimmetrico e stridente, chiassoso ma incredibilmente armonico nella sua confusione; proprio nella sua parte conclusiva, quando tutto sembra sfumare, una disturbante pennellata di violenza ti investe, per poi calmarsi proprio nello stesso modo con la quale si è palesata, ovvero con assoluta imprevedibilità.

I Grey Aura, con questo Zwart Vierkant: Slotstuk, hanno creato una perfetta crasi tra arte figurative e musicali, mettendo su tela la musica e colorando il loro pentagramma con colori oscuri e dissonanti. Imprevedibilità, per l’appunto, è la parola chiave di questo disco: un roller coaster musicale che ti avvolge tra le sue spire e non ti fa vedere la luce.

E il naufragar m’è dolce, in questa oscurità.

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