Recensione: The Ghost Of Katrina
I Laguna vengono dal nord del Messico, e, in particolare, dal deserto di Torreón, Coahuila, insomma da una terra d’inconsueta origine per una band di hard rock melodico.
Dopo essersi costruita una reputazione sul fronte concertistico, il quintetto debutta ora con il proprio primo full-length, che esce per la Frontiers, la quale continua nel suo intento di far emergere realtà AOR e hard provenienti da fuori dalle consuete aree geografiche in cui sono nate le più celebri band del settore.
Il debut album s’intitola “The Ghost Of Katrina”, e presenta un pugno di canzoni che, a ben vedere (ed ascoltare), dal punto di vista stilistico potrebbero essere state realizzate in nord europa. Tanta è, infatti, l’affinità dei Laguna con formazioni che rispondano al nome di Eclipse, One Desire e H.e.a.t. (peraltro l’album è prodotto da Jimmy Westerlund, ben noto proprio per il suo apporto ai One Desire e, più recentemente, ai Giant).
Benché sia aperto da Intro – Katrina, dal mood inquietante e teatrale, “The Ghost Of Katrina” è stracolmo di hard rock di stampo scandinavo, come eccellentemente dimostrato da tracce come Electric High e Ghost Behind The Mask (midtempo melodic rock molto catchy e caratterizzato dalla voce acuta di Andrés Espada e dalla chitarra solista di José Mesta).
Echi del più classico AOR ottantiano a stelle e strisce contaminano il generale mood svedese, di contro, in uptempo come These Chains, Living On The Line e una Bring Me To Life, dal suono nelle sei-corde molto energico.
Tra i brani più interessanti, sono da citare Wildfire, cadenzato, maturo e policromo, Punk Boy, hard rock melodico grintoso con qualche sprazzi più rarefatto (con ospite il già citato Jimmy Westerlund) e My Syndrome, veloce, arrembante con risonanze power.
“The Ghost Of Katrina” dimostra che i Laguna sono in grado di offre buone esecuzioni, dal gran tiro e con tanta melodia, e di realizzare un lavoro certamente gradevole, sebbene percorso da atmosfere un pò troppo uniformi lungo la gran parte dell’album. La band comprova di avere tutte le carte in regola per evolversi verso uno stile in cui dovrà iniettare dosi di maggiore personalità per distinguersi di più rispetto ad altri prodotti in ambito AOR e dintorni.
Francesco Maraglino