Black

I 10 migliori album Black del 2020

Di Gianluca Fontanesi - 26 Febbraio 2021 - 19:32
I 10 migliori album Black del 2020

Il 2020 per le arti nere è stato un anno piuttosto prolifico e appagante; la scelta per una top 10 deve però per forza cadere su pochi eletti e non è stato facile saltarci fuori tranne che in un caso. Melinoë è a nostro avviso un capolavoro che diventerà un classico: difficile imputargli un difetto come è ancor più difficile trovare un’opera di uguale livello e potenza nell’annata appena trascorsa. Disco fuori parametro e che vi consigliamo caldamente di ascoltare. Tra gli esclusi citiamo gli Hate forest, Antzaat Inquisition, Odraza, i nostrani Prison Of Mirrors e, per l’atmosferico, i Serment.

Ages – Uncrown

Uncrown è un disco semplice e che fa proprio della semplicità una delle sue armi migliori; quando il songwriting è solido si è sempre in una botte di ferro e non c’è bisogno di sovraincidere anche i peli pubici del proprio gatto per coprire gravi lacune. Gli Ages sono ben consapevoli di questa cosa e ci offrono un disco praticamente incriticabile, che ha il solo difetto di sfumare in maniera un po’ troppo repentina al minuto quarantatre.

Amanti del black metal fatevi sotto, questo disco è imperdibile! (leggi tutto)

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Akhlys – Melinoë

Il nome Akhlys dovrebbe far rizzare le antenne a molti e risvegliare la massima attenzione; non è uno qualsiasi dei tanti progetti di Naas Alcameth ma con molta probabilità è la sua massima espressione artistica. Il nome è partito un po’ in sordina nel 2009, con quel Supplication che tanto rimandava agli Abruptum di Obscuritatem Advoco Amplectère Me. The Dreaming I nel 2015 fu poi un boato totale, diventato nel tempo un capolavoro. Melinoë porta nel 2020 un incubo nell’incubo e, di aspettare cinque lunghi anni, ne è valsa sicuramente la pena.

Melinoë rappresenta tutto ciò che un amante del black metal potrebbe chiedere e anche molto di più. (leggi tutto)

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Horna – Kuoleman Kirio

Gli Horna sono uno dei gruppi storici del panorama black metal tutto, ed in particolare rappresentano una delle punte di diamante del vivaio finlandese. Il progetto nasce nel 1995, e dà vita al primo full length solo nel 1998 facendo divampare la fiamma nera, che si era già propagata in Norvegia e Svezia, anche nella terza figlia del Baltico. La loro produzione è vastissima: questo forse non ha giovato alla riuscita artistica della band, che spesso ha attirato su di sé critiche dovute alla scarsa varietà del proprio repertorio (l’instabilità della formazione non ha mai aiutato in questo: l’unico membro del gruppo originale rimasto è Shatraug), seppur in sede live ed in generale dal pubblico abbiano sempre ricevuto riscontri più che positivi, quasi di culto. Per completare il decimo full length dei nostri sono stati assoldati un nuovo batterista (LRH nel 2016) ed un nuovo bassista (VnoM nel 2018), rispettando la tradizionale tendenza al cambiamento che alberga nel progetto di Shatraug; stavolta questo avrà dato linfa vitale al gruppo o avrà solo mischiato le carte di un mazzo usurato dagli anni? (leggi tutto)

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In Cauda Venenum – G.O.H.E.

G.o.h.e. è il terzo lavoro del duo francese In Cauda Venenum, che ci rende partecipi dei drammi e dell’oscura infanzia di James Ellroy, lo scrittore di fama internazionale venuto alla ribalta con la “tetralogia di Los Angeles” e la “trilogia americana”. Il titolo dell’album, infatti, non è altro che l’acronimo del nome della madre, Geneva Odelia Hilliker Ellroy, trovata morta seminuda, nei pressi di un liceo, quando lui aveva dieci anni. Tre mesi prima del delitto, che ad oggi ancora irrisolto, James aveva manifestato la voglia di andare a vivere con il padre: la madre gli diede un ceffone talmente forte da fargli sbattere la testa sul tavolo, provocando le maledizioni del figlio, che quindi si sentirà a lungo terribilmente colpevole per quanto accaduto. (leggi tutto)

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Kvaen – The Funeral Pyre

La Black Lion Records, pian piano e senza troppi proclami, sta sempre più diventando un punto fermo per quanto riguarda il metal estremo di qualità. Il roster della piccola label svedese sta diventando sempre più importante e, dopo il successo del grandioso Nomenclature degli Iatt, ci si appresta a fare il bis col debutto del progetto Kvaen. Dietro alla one man band si cela il buon Jakob Björnfot e il risultato va oltre ogni più rosea aspettativa. The Funeral Pyre è infatti un debutto coi fiocchi che merita di essere scoperto un po’ da tutti gli amanti del black metal svedese ed è in grado di dare un grandissimo campionario di soddisfazioni. (leggi tutto)

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Necrophobic – Dawn Of The Damned

Era il lontano 1993 quando i Necrophobic esordirono sulla grande scena con “The Nocturnal Silence”, in piena seconda ondata del black metal, la cui forza ed oscurità riecheggiano ancor oggi. Da allora sono passati ben 27 anni, praticamente un’era, nei quali il mondo, ed in particolare quel mondo, è cambiato: mutare e sapersi adattare al contesto in cui si vive, significa salvezza, ce lo insegna Darwin. Mark Of The Necrogram segna il primo grande cambiamento della band: un suono preciso e pulito, un cantato sempre più delineato, e metal “puro”, che non richiede il supporto di tutte quelle contaminazioni di strumenti che snaturano il genere.

In “Dawn Of The Damned”, la band ripercorre il sentiero tracciato dal suo predecessore. (leggi tutto)

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Night Crowned – Impius Viam

Con Impius Viam non c’è nessun passo falso, ma un lavoro eccezionale dall’inizio alla fine, articolato attraverso 12 tracce che alternano intermezzi atmosferici che altro non fanno che dar modo di processare quanto di grandioso appena ascoltato, appena in tempo per farsi investire da un nuovo attacco sonoro a base di ritmiche serrate e costruzioni mai scontate. Un debutto che profuma di bei tempi, con una produzione che ne valorizza la sezione ritmica e quella voglia di misticismo lasciata trasparire da un quartetto che deve assolutamente essere nel vostro radar. (leggi tutto)

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Ymir – Ymir

La Finlandia fa parte del trittico (se vogliamo del quartetto, aggiungendo la Danimarca) scandinavo, lo zoccolo duro, la glaciale fucina del black metal. Seppur forse meno florida rispetto alle sorelle Norvegia e Svezia, ha però sempre avuto numerose frecce per il proprio arco, che hanno spesso mantenuto una particolare aura di band underground e contemporaneamente conosciute al “grande” pubblico. Questa caratteristica ha dato a certe formazioni di punta (AlghazanthHornaBaptism e altri) uno status di “purezza” non facilmente raggiungibile in contesti più affollati e sotto i riflettori. Sarà così anche per gli Ymir? (leggi tutto)

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Dysylumn – Cosmogonie

Ci sono dischi che catturano la nostra attenzione immediatamente e altri che lasciano il segno, perché non sono solo album ma un’esperienza; e proprio le esperienze che maggiormente ci segnano sono quelle più difficili da raccontare per via dell’alto grado di coinvolgimento, perché dentro si vive un terremoto emotivo che blocca l’intelletto e apre il cuore. In “Cosmogonie” non c’è solo musica, ma molto di più.

Parliamo di un lavoro ricco di simbolismi, non soltanto nella musica. L’artwork è particolare, con in primo piano un vortice che potrebbe sembrare un buco nero che fagocita i pianeti. In realtà non si tratta di questo: il triangolo rovesciato rappresenta l’elemento acqua, ed il vortice è un chiaro riferimento al Maelstrom e soprattutto al cerchio della vita che tutto inghiotte, il cui centro coincide con quello del triangolo che racchiude il disegno. Meraviglioso. (leggi tutto)

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Vredehammer – Viperous

A conti fatti Viperous è un lavoro eccellente, tre quarti d’ora di velenoso black/death metal capace di soddisfare quel languorino che ci ha permesso di mettere gli occhi su una delle tante band che hanno scosso questo assurdo (per altri motivi) 2020 quando ancora non siamo neppure al fatidico giro di boa. I Vredehammer rispondono affermativamente a tutte le caselline che rendono meritevole un album sfaccettato, carico di ispirazione e soprattutto in grado di farti costantemente sapere dove ti trovi, differenziando ogni singola canzone e rendendo ognuna di esse una piccola pietra preziosa tinta di nero. Prendiamo e godiamone tutti. (leggi tutto)

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