Recensione: Terroform

Di Andrea Bacigalupo - 1 Maggio 2025 - 22:39
Terrorform
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Thrash 
Anno: 2025
Nazione:
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85

Abbiamo conosciuto gli Hidden Intent in occasione del loro secondo album, ‘Fear, Prey, Demise’ del 2018, che aveva suscitato un’impressione più che buona.

Poi, nel 2021, è uscito ‘Dead and Destiny’, che sottolineava il carattere balordo degli australiani per mezzo di un Mr Crocodile Dundee ritratto in copertina tra un coccodrillo e feroci koala mentre, impavido, solleva una birra.

Ora è la volta di ‘Terrorform’, autoprodotto e disponibile dal 21 marzo 2025.

L’aggettivo che riassume tutto questo lavoro è “maturo”. Ci si accorge che la band vuole mettere in secondo piano il suo carattere goliardico per qualcosa di più serio già dalla bellissima copertina (realizzata da Very Metal Art): inquietante, tenebrosa, con questa ragazza i cui occhi chiari evidenziano l’anima feroce e determinata di chi cerca vendetta in un mondo cupo e malvagio. I colori ed i mostri di fantasia presenti nelle cover degli album precedenti vengono messi da parte, gli Hidden Intent sono cresciuti, scrutano intensamente le aree oscure e profonde della psiche umana e con l’artwork di ‘Terrorform’ ce lo vogliono confermare.

Facendo i dovuti paragoni è un po’ come ha fatto Ozzy Osbourne con la copertina di ‘No More Tears’, nella quale ha messo da parte marmellata di ciliegia e denti da vampiro per un suo indistinto ritratto su fondo seppia, un segno di maturità artistica raggiunta.

Come musica, gli Hidden Intent rimangono fedeli a sé stessi, quasi si potrebbe fare un copia – incolla della nostra recensione di ‘Fear, Prey, Demise’ (che potete leggere qui), spostando un po’ le descrizioni delle canzoni e cambiandone il titolo. Anche in ‘Terrorform’ c’è il brano roboante, quello particolarmente Hardcore, poi c’è la traccia lenta ma granitica e quella con l’arpeggio … ed è sempre presente il Thrash ‘N’ Roll alla Overkill. La formula non cambia. È tutto fatto molto meglio però: produzione più raffinata ed equilibrata (curata da Dennis Koehe, già al lavoro con Exumer, Sodom, Lacuna Coil), sound più potente ma non troppo pulito e senza smussi, songwriting più dinamico, voce più teatrale …

Insomma, quello che anticipa la copertina è vero: gli Hidden Intent sono cresciuti parecchio e lo dimostrano con un Thrash Metal esplosivo e violento, che non la manda a dire, diretto ma anche sofisticato, agganciato alla Vecchia Scuola ma intriso del giusto groove contemporaneo per sancirne l’appartenenza ai giorni nostri.

L’oscurità di un mondo tossico e in decadimento, la corruzione politica, la violenza, le menzogne … ma anche l’invito a rialzarsi e reagire, viene tutto evidenziato attraverso un muro del suono estremamente solido, con le chitarre che arroventano l’aria e la batteria che crea un terremoto vorticoso.

L’intro ‘Paradoxx’ infonde un senso di malinconica solitudine, subito spezzata dall’attacco marziale della bellicosa ‘The Ruins’ e poi dalla potente velocità di ‘Killfactuation’.

La Title-Track, alla quale partecipa Guillermo Izquierdo degli spagnoli Angelus Apatrida, è già più complessa ed è uno dei pezzi migliori degli Hidden Intent, con la sua andatura granitica e senza sosta intersecata da rallentamenti estenuanti.

Seri sì, ma non troppo, alcuni titoli delle canzoni ci dicono che non hanno abbandonato del tutto il loro “sense of humor”: ‘Cum Punch (Toxic Human)’ è un minuto e mezzo di Hardcore ai limiti del Crossover, volgare ed irriverente ma deciso a dare contro ad un’umanità sempre più tossica.

Altro momento di elevata qualità è la ballad ‘One More For the Road’, introdotta da un arpeggio di chitarra acustica che guida una melodia triste e poi durissima ed incisiva fino al refrain carico di disperazione.

Ed ancora tanto Thrash ‘N’ Roll impulsivo e rovente, che esplode in ‘Behind the Mask’, ‘Cursed and Boud’ e ‘Fkn Lose It’, con rimandi a Overkill, Death Angel ed anche Motorhead, frammentato dalla breve strumentale ‘The Loss?’, serena, un momento (l’unico) di calma e tranquillità e dal massiccio tempo medio della scura ‘Dyssomnia’.

Chiude l’album la sinistra ‘Reaper’, sparata a mille e dalle linee infernali.

Concludendo: con ‘Terrorform’ gli Hidden Intent provano a salire un altro gradino senza uscire dal loro sentiero (o dalla loro “confort zone”, come si dice oggi), migliorando semplicemente se stessi. Ci riescono in pieno e questo album si attesta tra i migliori del reparto Thrash usciti in questo ultimo periodo. Assolutamente da non perdere.

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