Recensione: Chasing Euphoria

Non è forse il loro album migliore. Ma si ascolta sempre con grande piacere.
Del resto dopo tanti anni di carriera, alcune pietre miliari ad impreziosirne il curriculum ed una quindicina di titoli in archivio, può capitare anche agli Harem Scarem di pescare un disco “medio”.
Dove riscontrare i soliti caratteri distintivi di una proposta spesso di successo, ma pure un filo di stanchezza ed una ispirazione non convincente come in altri momenti.
Assolutamente non brutto e comunque con alcuni pezzi decisamente piacevoli, “Chasing Euphoria” non raggiunge le vette auspicabili per una band di fuoriclasse come quella canadese, piazzandosi in una dignitosa posizione di “sicurezza” che non è quella dei capolavori. Piuttosto dei cd realizzati con molto mestiere, utile nel mandare a memoria alcune formule consolidate che garantiscono la proverbiale “buona resa con poca spesa”.
Non sono infatti reperibili particolari momenti di illuminazione nella scaletta di dieci pezzi, composta da una serie di canzoni molto familiari per chi è pratico degli Harem Scarem. Ma che offrono zero sorprese.
Insomma, si vive di rendita. Sebbene la rendita, continui ad essere sempre “tanta roba”.
La coppia Hess / Lesperance rimane l’asse portante della musica del combo nordamericano. Il chitarrista, pur senza strafare e lontano dalla grandezza espressiva di momenti più enfatici, ha sempre qualche asso nella manica in termini di riff preziosi e soluzioni melodiche accattivanti.
Piace parecchio poi, il volersi mantenere fedeli al suono più tradizionale e riconoscibile della band, tramandato sin dagli esordi sino a diventare praticamente un marchio di fabbrica facile da riconoscere.
Qualche volta si sbadiglia. Altre volte si sente ancora il “mood” proverbiale che emerge da brani come la title track, la successiva “Better the Devil you Know” e la finale “Wasted Years”. Il chitarrismo di Lesperance è sempre “gustoso” e la voce di Hess (coadiuvata a volte da quella del sodale di lungo corso Darren Smith) comanda senza sbavature.
Insomma, quella che esce dalle casse dello stereo è sempre gran bella musica, con richiami costanti alla classicità di uno stile che rimane irrimediabilmente efficace.
Elementi specifici che a molti piaceranno tantissimo e faranno risultare “Chasing Euphoria” come un album molto riuscito. Soprattutto ai primi ascolti.
Personalmente tuttavia, ci sentiamo di muovere qualche riserva sulla sua longevità e sulla potenziale durata nel tempo.
Il rischio che, passato un primo momento di entusiasmo, il disco non rimanga impresso e si perda, è concreto e ne pregiudica l’elezione nel novero delle cose migliori uscite nell’ultimo periodo, affollato da grandi album.
Quando si parla di Harem Scarem si parla di un gruppo che ha scritto pagine di storia in ambiti melodic rock sin dai brillantissimi esordi. Impossibile pensare però che la curva della qualità non sia destinata a flettersi naturalmente dopo tanti anni di carriera.
Un buon disco. Nulla di trascendentale.
Tutto sommato, possiamo accontentarci…