Vito Ruta
Un lavoro non solo per gli amanti del rock, ma per tutti gli amanti della buona musica, che lascia sempre viva la voglia di un ulteriore ascolto.
Dal punto di vista musicale nulla di nuovo o di innovativo all’orizzonte: l’album può essere catalogato sotto la dicitura “Nostalgia anni 80”.
Si avverte che vi è tecnica in “Delirium” e che grandi sono le doti vocali di Fyhr: ma da sole non bastano, in assenza di un efficace songwriting capace di offrire occasioni davvero trascinanti.
Sano, e divertente hard rock, senza troppe pretese, dal suono magistralmente sporco, capace di catturare e trasmettere l’inconfondibile energia che si scatena nelle esibizioni live.
Un album, che, in coerente continuità con la passata produzione del gruppo, risulta nel complesso sanguigno, movimentato e divertente.
“Death By Rock And Roll” è un album che inizia sotto i migliori auspici, con un rock grintoso, aperto ad azzeccate contaminazioni che, a metà strada inizia a sgonfiarsi, perdendo coesione nelle sonorità, e con la voglia di accontentare ognuno, finisce per scontentare tutti.
Gli El Pistolero avrebbero dovuto sforzarsi di personalizzare maggiormente il loro sound e di convogliare più proficuamente la loro innegabile energia.
“After Life” è un album bello, ricco di melodie, che scorre senza intoppi. Frontiers ben ha fatto a portare avanti il gruppo, confermando l’intuito e la lungimiranza che la contraddistinguono.
Mantenendo la passione viscerale che sembra pervaderli The Straddlerz sapranno certamente, in futuro, trovare la loro strada, valorizzando le proprie caratteristiche.
Le influenze tangibili che hanno caratterizzato la precedente produzione si ritrovano anche in questo album dalla forte componente melodica, in un effervescente caleidoscopio di accostamenti e rimandi che non può non conquistare gli amanti del genere.
Con questo lavoro i The Dead Daisies dimostrano che il rock, lungi dall’essere morto, non solo gode di ottima salute, ma è anche pronto, come sempre, a regalarci gemme di incredibili purezza e bellezza.
L’album, grazie alle sonorità catchy che lo contraddistinguono, riesce a centrare l’obiettivo prefissato, soddisfacendo gli amanti del genere e portando anche gli ascoltatori più smaliziati a riconoscere il valore della band.
“Scene of the crime” non lascia spazio ad alcun momento di stanca e rappresenta una delle migliori uscite del genere in questo martoriato 2020.
Si riassume in breve il giudizio sull’intero album: qualcosa, purtroppo (e ancora una volta, sebbene non per diretta responsabilità della band), è andato storto...
Con costanza, esercizio e motivazione, la band sembra aver davvero acquisito quel quid, che, se volete, potete chiamare tocco magico, capace di creare brani dal sapore classico, coinvolgenti e convincenti.
Sarebbe bastato eliminare qualche pezzo per rendere il tutto più snello, efficace e incisivo e fare di “Alive” una grande uscita.
“Origins Vol.2” offre il rassicurante piacere di ascoltare belle versioni di belle canzoni, interpretate con il gusto assolutamente personale di un musicista che ha saputo, con il proprio stile inconfondibile, influenzare intere generazioni di chitarristi.